Il comandamento dell’amore è fonte di guarigione e di salvezza
Ottobre 29, 2023Le giornate con passo lesto si accorciano sempre più, fino al solstizio d’inverno alle porte del Santo Natale. Lo stato spesso umbratile del momento si riflette sull’umore e l’ora legale appena introdotta non depone certo favorevolmente: la notte appare come una situazione di tardo pomeriggio, se si pensa alle lunghe e belle giornate dei mesi scorsi.
Le pendici montane, tuttavia, restituiranno coloriture sgargianti, come le suggestive e sicure pennellate dei pittori impressionisti. Nelle commemorazioni dei prossimi giorni “c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero, ognuno ll’adda fa’ chesta crianza, ognuno adda tené chistu penziero” (Totò, ’A livella). Un momento certo singolare nei luoghi della memoria in cui aprire uno spazio di consapevolezza sull’eternità. La vita acquista, così, un immateriale significato trascendente, rendendo la morte una componente dell’umana esistenza: linea di confine tra ciò che è stato e ciò che sarà per sempre.
Dal mondo le immagini desolanti di morte si rincorrono inesorabilmente, segnando il cammino di un’umanità sofferente, prostrata dall’odio e dalla violenza. È chiaro, risoluto il messaggio di suor Adele Brambilla, missionaria comboniana: «Condanniamo ogni violenza e ci uniamo nella preghiera perché Dio ci doni il coraggio dell’amore, della pace, della giustizia e della riconciliazione». La logica dell’amore deve prevalere su quella dell’odio per mettere fine alle politiche degli armamenti e ristabilire un tempo fecondo di pace e prosperità.
In questa domenica la Chiesa fa memoria della Beata Chiara Luce Badano, che nella sua breve esistenza terrena ha testimoniato con gioia una esperienza di amore: un raggio di luce; la luce del Risorto. La sofferenza tempra lo spirito lungo un cammino fatto di espressa obbedienza ed abbandono alla volontà di Dio. Chiara si misura con la prova, non la rifugge, non cerca in alcun modo di contenerla, ma la vive con perseverante intensità nella logica dell’amore: unica e sicura strada che conduce a Dio, contro i criteri di questo tempo consumato dal materialismo e dalla mondanità. «È per Te, Gesù. Se vuoi Tu, lo voglio anch’io! […] Io non ho più niente, però ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare», sono intensi e appassionati i pensieri della giovane Chiara che rifiuta la morfina perché «mi toglie la lucidità e io posso offrire solo il mio dolore a Gesù».
Una testimonianza che con la vita e le opere ha riattualizzato il pensiero del salmista: «Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo» (Sal 18 (17), 1-3).
Ai farisei che interrogano per mettere alla prova, Gesù risponde: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. […] “Amerai il tuo prossimo come te stesso”» (Mt 22, 37-39). Il comandamento dell’amore, fonte di guarigione e di salvezza, è vissuto e sperimentato da Gesù nella misura del servizio e da ogni uomo che incarna sentimenti di prossimità e altruismo, come il samaritano lungo la strada che da Gerusalemme conduceva a Gerico. L’altro diventa me stesso, il suo bene è il mio bene: la reciprocità diventa così un respiro unico di fraternità carnale.
Sono queste le condizioni dalle quali ripartire per poter costruire un tempo proficuo di pace e benessere, scardinando quelle idee malsane di orgoglio e presunzione di avere il dominio e il controllo di ogni cosa, potendo così fare a meno di Dio.
Mario Baldassarre