La speranza illumina il buon cammino cristiano

La speranza illumina il buon cammino cristiano

Maggio 19, 2024 Off Di Mario Baldassarre

Il tempo pasquale si apre alla discesa dello Spirito Santo, in questo particolare momento storico ripetutamente segnato da inquietudini e malessere, che si affacciano sul nostro presente, tanto da palesare un senso di incertezza.

Lo stato di guerra, incuranti dello scorrer dei tempi, prosegue ad oltranza, seppur il palinsesto televisivo utilizza forme ricorrenti di dissuasione, secondo la tradizionale formula: “occhio non vede, cuore non duole”. Le vicende elettorali, allo stesso modo, non propongono accese forme di dibattito, se non fosse per le tornate che prevedono il rinnovo di numerosi consigli comunali. Purtroppo, anche questa situazione, palesemente tranquilla, nasconde una visione complessiva di indifferenza sulle vicende europee. Si profila, sempre con maggiore evidenza, una visione che tende a tener lontano dalle vicende della quotidianità le situazioni che possono creare preoccupazioni o per le quali è urgentemente necessario focalizzare l’attenzione e attuare dei percorsi volti a migliorare lo stato delle cose. Ci ritroviamo, pertanto, dinanzi ad un tempo e ad una condizione sociale che tende ad anestetizzare ogni condizione di dolore.

Questo stato di fatto, manifestando solo forme di apparente benessere, fa prevalere la superbia, unita alla convinzione di tenere ogni cosa sotto controllo, quasi a voler evidenziare un sentimento di onnipotenza autoreferenziale e palesemente immorale. La visione del “tirare a campare” non ci consente di prendere sul serio lo stato di fatto e talvolta annichilisce quel bisogno di speranza che, come ci ricorda papa Francesco, è un modo per invocare la vicinanza di Dio nei momenti bui che a più riprese si presentano ad ogni angolo di quotidianità. La mancanza di speranza impoverisce la natura cristiana della vita, fino a far manifestare una visione negazionista e, ancor peggio pessimista. In questo tempo pasquale, ripetuti sono stati gli appelli di papa Francesco ad aprire il cuore alla speranza, cercando di dare un senso ed una significatività al proprio cammino, senza accartocciarsi sulle proprie miserie e sulle sfide della vita, che talvolta ci mettono a dura prova.

Spes non confundit (la speranza non delude), ricorda papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo 2025. La fede è speranza, sostiene papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi: «La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino» (Benedetto XVI, Spe Salvi, 1), perché come ci ricorda San Paolo nella speranza siamo stati salvati (cfr Rm 8, 24). L’Anno Santo servirà a dare vigore alla speranza, invitando i cristiani a «diventare cantori di speranza in un mondo segnato da troppe disperazioni. Con gesti, con parole, con le scelte di ogni giorno, con la pazienza di seminare un po’ di bellezza e di gentilezza ovunque ci troviamo… Di speranza, infatti, abbiamo bisogno» (Papa Francesco). La discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli apostoli riuniti nel Cenacolo, nel giorno di Pentecoste, dona la forza per superare le negatività e diventare testimoni di Dio nel cammino di evangelizzazione.

I doni dello Spirito, come invoca il salmista serviranno a rinnovare “la faccia della terra” (cfr Salmo 103 (104)), superando quel senso di staticità, così da lasciarsi intendere per annunciare il Vangelo della Salvezza. “Padre dei poveri”, “datore dei doni”, “luce dei cuori” è lo Spirito Santo che operando nel cuore che ne sa accogliere la grazia diventa “consolatore perfetto”, “ospite dolce dell’anima”, “dolcissimo sollievo”. Lo Spirito di Dio è vicino a chi soffre, a chi è perseguitato, donando amore e protezione, contro le felicità effimere di un mondo secolarizzato da una forma di materialismo rovinosa. Dio offre la grazia del suo amore incondizionato, passando attraverso le sofferenze e le umiliazioni della natura umana. La pochezza della fragilità e dei limiti umani, tuttavia, ci portano a pensare con una convinzione presuntuosa che si debba meritare l’amore di Dio.

L’esperienza del Padre Misericordioso ci ricorda che Dio ci ama gratuitamente e incondizionatamente, senza compromessi, invitandoci a poter accogliere ed essere testimoni del suo amore, in un vincolo che ci vede figli e fratelli in Gesù Cristo.