Cibo e bevanda di vita eterna alla mensa del Signore

Cibo e bevanda di vita eterna alla mensa del Signore

Agosto 18, 2024 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://incammino.blog/

Il progresso scientifico e tecnologico, imperante nel nostro tempo, si presenta come cura e, al tempo stesso, male: offre innumerevoli soluzioni a problemi e circostanze in passato irrisolvibili, ma nel contempo rode più di quanto un tarlo possa fare con il legno, alimentando una forma di orgoglio volta a un senso di onnipotenza.

Ogni conquista è un limite per quella successiva. L’Homo sapiens, nel corso della storia e dell’evoluzione, grazie al pensiero razionale e al progresso culturale e tecnologico si è posto al centro dell’universo riuscendo ad intervenire sui processi evolutivi di altre specie. Tutto questo, se da un lato ha portato sempre a nuove forme di benessere, spesso mette in crisi la dimensione della trascendenza divina, secondo la quale il metodo scientifico sperimentale non trova applicazione. Nascono profonde disamine tra scienza e fede, naturale e soprannaturale. Comincia così la strenua ricerca di segni tali da poter dare tangibile evidenza della presenza protettrice divina. È una storia antica quanto l’uomo, che trova conferma nella lettura evangelica domenicale.

La folla segue Gesù per essere saziata dal pane e dai pesci miracolosamente moltiplicati, Gesù invece evidenzia la natura paterna di Dio che è dono e donatore non di quel pane materiale che sazia il corpo, ma del cibo spirituale che sazia la fame di eternità. La fede non ha bisogno di segni, come invece ricerca la folla:

«Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?» (Gv 6, 30).

L’uomo è incline alla ricerca di segni materiali che soddisfino stati di bisogno generando un’utilità misurabile sempre con il metro della materialità. Dio, invece, nutre il bisogno dell’amore per l’umanità intera: quel cibo che sazia ed è laboratorio di vicinanza perché si moltiplica in amore, benessere e prosperità. Ciò che si misura, si quantifica è motivo di felicità temporanea, effimera se si pensa agli spazi sconfinati dell’eternità.

È quindi necessario saper accogliere la Parola, prendendo le vicende della vita così come si presentano, affidandoci allo Spirito Santo che non le muterà, ma ci permetterà di affrontarle senza paura, senza la tristezza nel cuore, andando avanti con sicurezza e gioia e la consapevolezza che Gesù è accanto a noi nei momenti più bui saziandoci del suo corpo e del suo sangue: “cibo e bevanda di vita eterna”.