Come bambini tra le braccia amorevoli del Padre
Ottobre 6, 2024«A ottobre, sospiran nell’aria, foglie dal color di nostalgia». L’autunno che scorre nel mese di ottobre, ricco di fascino e della proverbiale saggezza popolare, rivive un sentimento di profonda maturità, attraverso le coloriture sgargianti che affrescano le pendici montane. Con le scarpe infangate di terra e le vesti lambite dalla rugiada mattutina, percorro le radure rupestri, percependo nella frescura gli intensi profumi del sottobosco. Trovo ristoro e sollievo nell’attraversare sentieri di campagna in questo tempo fecondo di vita. Lungo i filari di vigneto le pigne turgide e pendenti fanno bella mostra; dai tralci ricoperti dal fogliame di stagione, trasuda un ricco patrimonio di sapienza che ha intessuto di poesia la storia dell’uomo, trovando ripetute conferme in numerosi passi biblici.
Curare la vite è come curare la vita: il vignaiolo, inconsapevolmente, compie opere che celebrano le fasi più significative della vita. Sì, perché la fatica contadina, nei campi e nella vigna è un rito, prima ancora che un lavoro, e le fasi tecnologiche che sottendono i processi viticoli-enologici diventano la più significativa celebrazione, prima di essere intesi come una semplice trasformazione. Coltura e cultura diventano un binomio che si arricchisce nella reciprocità, trovando espressioni per il benessere del corpo e dello spirito. In questo tempo così fecondo ritorna la memoria di me bambino durante gli attimi e le prime ricorrenze che si assaporavano nel tiepido e corroborante ambiente familiare, al tepore del focolare domestico alimentato da fogliame secco e ramaglie affastellate: una maniera certamente originale per tenere vivo il fuoco del camino e quello dell’anima, arricchito da profondi ed autentici sentimenti che rivivevano nella beltà della tenera e spensierata fanciullezza. Rivivo con suggestione quei momenti in cui si viveva intensamente la preghiera e la meditazione, ascoltando i “cunti” dei nonni, trasudanti di saggezza e di sapienza antica.
La maturità, per contro, toglie la poesia, si arricchisce di pensieri ingombranti e preoccupazioni; la purezza cede il passo alle congetture macchinose che si presentano come pietre d’inciampo lungo il cammino quotidiano. Quei momenti così intensi di intimità familiare sono stati bruscamente soppiantati dai regimi rumorosi delle nuove tecnologie, dai frastuoni che ci trattengono davanti allo schermo televisivo, impedendo di guardarci dentro, per poter vivere la preghiera e la relazione d’amore con Dio. L’autunno, come stagione del tempo e della vita, spesso ci coglie impreparati, dinanzi ai primi rigori climatici e a situazioni problematiche. Le giornate si fanno più brevi, sopraggiunge il buio che fa da contorno a sere silenziose, emergono emozioni che si alternano tra gioie e tristezze.
«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio» (Mc 10, 14). È un invito a cuore aperto, quello di Gesù, attraverso la purezza dei bambini che non è impregnata dalla maliziosità e dalla piaga dolente del peccato. La purezza e l’innocenza dei bambini ci conduce tra le braccia amorevoli di Dio. Sono proprio loro a ricordarci che siamo figli e che abbiamo bisogno di cure amorevoli, di aiuto e di perdono.