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Orizzonti dello Spirito: rubrica di spiritualità cristiana

Maggio 15, 2021 Off Di Redazione

Orizzonti dello Spirito è la nuova rubrica settimanale, della testata giornalistica on-line Punta l’Obbiettivo, che mette a fuco argomenti di spiritualità cristiana con un riflesso tangibile sull’attualità. Periodicamente verranno analizzati aspetti che, conciliandosi con la fede cristiana, hanno una ricaduta sulla quotidianità e sugli eventi che interessano il cammino dell’umanità. La rubrica si propone di dare una risposta all’accorato messaggio di Papa Francesco: «“cercate strade nuove”, ossia “cercare la strada perché il Vangelo sia annunciato e testimoniato nella realtà quotidiana […] La missione, la “Chiesa in uscita” non sono un programma, un’intenzione da realizzare per sforzo di volontà. È Cristo che fa uscire la Chiesa da sé stessa». Il cambiamento epocale, il frenetico progresso tecnologico e gli eventi ultimi che stiamo vivendo fanno profilare una graduale scristianizzazione della società occidentale.

“La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” pone l’attenzione proprio sull’evoluzione della società negli ultimi anni e sul ruolo della Chiesa in questo nuovo contesto. Il Santo Padre Francesco, nell’auspicare una capillare missione evangelizzatrice, estende il suo accorato appello a consacrati e laici affinché si crei una rete di comunità e gruppi in grado di muoversi come discepoli di Cristo in una comunione reciproca.

Appare quantomai necessario affidare questa profonda crisi pandemica, che mette a dura prova il corpo e lo spirito, all’azione salvifica del Cuore Immacolato di Maria con spirito rinnovato di fratellanza, come sottolineato nell’Enciclica “Fratelli tutti”, attraverso l’annuncio della gioia del vangelo fra le genti.

Mario Baldassarre


Maria salvò Papa Wojtyla dall’attentato di quarant’anni fà

Quarant’anni fa, il 13 maggio 1981, in una gremita piazza S. Pietro in Vaticano dopo un’udienza papale il Santo Padre Giovanni Paolo II fu colpito mortalmente da parte di Mehmet Ali Ağca, killer professionista turco, che con tre colpi di pistola. Dopo la corsa in ospedale, un lungo intervento chirurgico mise in salvo la vita del Papa. L’attentato era avvenuto nel giorno in cui ricorreva la prima apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima. La deviazione dei colpi, durante gli spari, non permise di ledere organi di vitale importanza. Giovanni Paolo II, riconoscendo questa provvidenzialità nella mano della Madonna che aveva deviato i colpi salvandogli la vita, volle pertanto che il bossolo del proiettile fosse incastonato nella corona della statua della Vergine a Fátima. Il cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario del Santo Padre, ricorda quei momenti concitati rimasti come traccia indelebile nella mente con l’immagine del Papa che gli cade tramortito tra le braccia e l’invocazione: “O Maria, o Madre mia!”. La natura dell’attentato è stata poi correlata all’ultimo dei Segreti di Fátima, di cui parlò la veggente suor Lucia dos Santos, riconoscendo nel Papa “il vescovo vestito di bianco caduto a terra come morto, sotto colpi di arma da fuoco”. Ebbe così inizio una forte cordata di preghiera per chiedere al Signore la guarigione di Papa Wojtyla. L’anno successivo proprio a Fàtima seguì un successivo attentato, il 12 maggio 1982, un uomo colpì di striscio il Papa con una baionetta. L’esecutore fu prontamente fermato dalla sicurezza.

Il chirurgo Francesco Crucitti, che operò il Papa al Policlinico Gemelli, dichiarò la natura miracolosa dell’evento: «il devastante proiettile che aveva attraversato il corpo di Giovanni Paolo II si era mosso in maniera inspiegabile nell’addome del Papa. Aveva descritto una specie di “zeta” e non una linea retta: uno zig-zag che aveva consentito alla pallottola di schivare praticamente tutti gli organi vitali, cambiando la traiettoria davanti all’aorta.»

Nel Natale del 1983, Giovanni Paolo II, vero apostolo di pace e concordia, visitò nel carcere romano di Rebibbia l’attentatore turco perdonandolo per il grave gesto compiuto. I due parlarono a lungo, ma i contenuti della conversazione rimasero segreti. Il papa aggiunse: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui.» L’evento pregno di umanità segnò la più alta e significativa espressione del perdono che il Santo Padre Wojtila ha poi più volte offerto nel suo lungo pontificato per questioni importanti come la condanna all’antisemitismo con la richiesta di perdono per le azioni contro il popolo ebraico commesse in passato dalla Chiesa.

Papa Francesco, nell’udienza papale del 12 maggio scorso, ha ricordato i terribili fatti dell’attentato che: «ci rendono consapevoli che la nostra vita e la storia sono nelle mani di Dio» e di Maria al cui Cuore Immacolato è affidata la Chiesa.

Mario Baldassarre