La carità non ha finzione

La carità non ha finzione

Novembre 7, 2021 Off Di Redazione

“L’apparenza inganna” è una proverbiale espressione che mette in guardia rispetto a ciò che si manifesta esteriormente, ma che nasconde uno stato subdolo e talvolta ingannevole. La società è pregna di situazioni artificiose e apparenti ben distanti dalla realtà. Nelle campagne elettorali spesso avventori di scarsa manovalanza politica propinano discussioni demagogiche e surreali in cui le promesse disattese evidenziano condizioni ben distanti da quanto millantato.  

La cura delle l’esteriorità si contrappone alla disattenzione per lo stato interiore: l’interesse ossessivo per ciò che appare maschera l’aridità valoriale che permea gli spazi angusti del nostro tempo.

 «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». (Mc 12, 38-40). Le parole di Gesù sono forti perché mettono in guardia da ciò che inganna: lo sfarzo nasconde la mistificazione che rifugge la benedizione di Dio, anzi diventa una condanna.

La fede rivela una forza sovrumana che non delude, anzi si rafforza se ci affidiamo a Dio.

La Parola libera il cuore dalla vanità e ci esorta a vivere l’autentica carità. Gli scribi, dottori della legge, della pagina evangelica domenicale, sono figure di coloro che vivono vinti dall’esteriorità, dalla notorietà, dalla sete di potere, dall’avidità sete di denaro. È la chiara espressione di un cuore malato, non redento, ripiegato su di sé che cerca invano solo un materiale tornaconto personale, senza un autentico amore per Dio e per il prossimo. Il Vangelo ci aiuta a vedere le cose come le vede Dio.

Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»”. (Mc 12, 42-43).

Gesù benedice l’espressione di chi silenziosamente dà ciò che ha con amore.

I ricchi danno il superfluo; la vedova dà tutto quello che aveva per vivere. Quel poco è tanto perché è il tutto. È la persona che dà valore al dono in base a come dona

Mentre leggo questa pagina del Vangelo, mi viene da pensare alle tante donne che non fanno notizia, che lavorano, soffrono, gioiscono nel silenzio abitato da Dio, con una melodia che non cerca conferme o plausi. 

L’esteriorità è il segno dell’effimero. Le virtù cristiane si misurano qualitativamente non quantitativamente: la carità è la chiara espressione di un cuore puro che sa donare amore. La cura, la gentilezza che tracima da un cuore umile e caritatevole sono tappeti di velluto per percorrere in sicurezza sentieri che portano a Dio.

Mario Baldassarre