E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. (Gv 1, 14)

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. (Gv 1, 14)

Gennaio 2, 2022 Off Di Redazione

L’anno nuovo, ancora in fasce, si affaccia su quest’angolo di tempo segnato da problemi trascinati lungo la soglia del primo ventennio del nuovo millennio. Il Covid-19 con forza e risolutezza ha guadagnato la scena di questi ultimi anni e ancora s’impone ad ogni tavolo di discussione facendo maturare paure, incertezze e preoccupazioni. Nella prova, vissuta con cristiana accettazione, senza lagnarsi a dismisura per la percezione di un castigo immeritato, spesso maturano interrogativi che vedono frantumare tutte quelle certezze che in nome del progresso erano state costruite. Gli eccessi, tuttavia, custodiscono il paradosso nel far affiorare i limiti. Gli anni della pandemia hanno smontato la nostra becera supponenza e il fazioso nichilismo che si sono sciolti come neve su un mucchio di sale. L’onnipotenza autoreferenziale e l’individualismo egoistico non sono serviti a nulla, anzi, hanno fatto emergere i contorni salienti dell’umana fragilità.

Il Natale appena trascorso si è affacciato su questo tempo incerto e ostile ricordandoci che il Padre celeste ha deciso di abitare le umane fragilità senza timore ma per un desiderio di salvezza. Dio ha scelto l’uomo «predestinandoci ad essere figli adottivi mediante Cristo Gesù» (Ef 1,4-5) in un piano divino che si identifica con la storia della salvezza.

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14).

Queste parole sempre attuali e meravigliose custodiscono tutta la bell’essenza del Cristianesimo. L’Incarnazione è quel cordone ombelicale che ci lega al Padre in un rapporto diretto e stretto di figliolanza e, al tempo stesso, di umana fratellanza. “La fraternità è sentirsi figli dello stesso Padre”, ricorda Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti.

Con Gesù nasce un mondo nuovo, maturano nuove prospettive di salvezza dalla corruzione del peccato. Papa Francesco ricorda: «Per quanto la storia dell’umanità e quella personale di ciascuno di noi possa essere segnata dalle difficoltà e dalle debolezze, la fede nell’Incarnazione ci dice che Dio è solidale con l’uomo e con la sua Storia. Questa prossimità di Dio all’uomo, ad ogni uomo, è dono che non tramonta mai! Lui è con noi!» È questo il lieto annuncio del Natale.

La lettura del brano evangelico dell’Apostolo Giovanni ci sottopone nuovi ambiti di riflessione legati alla libertà della natura umana bisognosa di misericordia.

«Era nel modo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.» (Gv 1, 10-11)

Quante volte abbiamo rifiutato Gesù, preferendo rimanere chiusi nei nostri errori, nelle false convinzioni, nella grettezza dei nostri peccati? Lo abbiamo fatto tutte le volte in cui non abbiamo riconosciuto il volto del fratello sofferente, quanto abbiamo barattato la carità con l’effimero soddisfacimento di bisogni personali, quando abbiamo posto l’“Io” su “Dio”. «Ma Gesù – continua Papa Francesco – non desiste e non smette di offrire se stesso e la sua grazia che ci salva! Gesù è paziente, Gesù sa aspettare, ci spetta sempre.»

L’umanità del dopo Covid continuerà a camminare nel deserto della tentazione e a volte affosserà nelle sabbie mobili delle apparenti oasi. Ad ogni modo c’è una mano che la sorregge e la fa avanzare nel cammino. Il percorso è accidentato, non possiamo e non dobbiamo inorgoglirci di potercela fare da soli. Da qui nasce il senso della condivisione, della fratellanza, della carità per orientare il cammino verso quel deserto fiorito.

Chi dal Covid ha percepito qualcosa che ha scosso la coscienza, facendo abbassare il termometro della supponenza e delle materiali certezze, deve poter testimoniare questa cosa. Il silenzio in questo caso non aiuta. Non bisogna però scadere nell’orgoglio del dover sparare sull’umanità, ma contribuire con quanto di positivo è stato maturato. A piccoli passi. Dio gradisce le piccole cose, ma fatte con autenticità, preferisce la bontà del cammino e non il traguardo conquistato con compromessi, tecnicismi ed escamotage. 

Mario Baldassarre