Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5, 5)
Febbraio 6, 2022Fiducia è la parola che accompagna il nostro cammino in questo tempo ostile. Suona come un imperativo, cercando di far breccia nel cuore del pessimista per guadagnare quella gioia che sembra appannaggio di tempi migliori custoditi nel retrobottega della storia. La scienza si impegna a cercare soluzioni per contenere l’ondata pandemica, eppure, dinanzi ad ogni conquista, il senso della diffidenza s’insinua nelle maglie sfibrate della coscienza generando dubbi, timori. La speranza, tuttavia, come le onde del mare, s’infrange sugli scogli della nostra vita sempre più provata: si procede a ritmi intermittenti. La pandemia, ormai, da ben troppo tempo ha guadagnato la scena ad ogni angolo di discussione. La vaccinazione ha cambiato il volto della razionalità scientifica, tanto da renderla “atto di fiducia”, generando contese e discussioni altisonanti. Queste condizioni, seppur paradossalmente, hanno reso la “fiducia” un “atto d’amore”. Amare, in fondo, significa vivere nell’incertezza, imparando a fidarsi. Inevitabilmente ci sarà qualche insuccesso, ma la realtà, filtrata attraverso la lente dell’amore, acquisterà un senso più confortante, diventando motivo di gioia.
Al pescatore affaticato, demotivato e sconfortato da una magra pesca, Gesù esorta: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». (Lc 5, 4).
«Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5, 5), fu la risposta pregna di fiducia di Simone e la pesca fu così abbondante!
Il Signore rinnova l’invito a tutti noi di fare spazio nelle nostre vite, con coraggio, anche quando le intemperie sembrano imperversare senza far prefigurare buone situazioni. Bisogna togliere il superfluo, sgombrare il cuore dal rancore, dall’egoismo, dai vizi e dai pregiudizi affinché la Parola di Dio possa guidare le nostre vite, allontanandole dal torpore dell’inettitudine.
Al peccatore contrito, Gesù risponde: «Vai avanti…coraggio, non temere». La fiducia, ancora una volta, è fonte di benessere, espressione di perdono. Gesù non si scandalizza dinanzi alle nostre debolezze, alle umane fragilità, ma dona sempre nuove occasioni per ripartire, è necessaria la volontà e il desiderio di dissetarsi alle limpide sorgenti della misericordia. Solo così ogni caduta potrà generare ripartenze con nuove maturità. «Il miracolo grande – ricorda padre Ermes Ronchi – è Gesù che non si lascia deludere dai miei difetti, che mi affida il Vangelo, che mi fa ripartire da là dove mi ero fermato.» In ogni situazione ostile o momento difficile, come quello attuale, bisogna superare la paura, la rassegnazione ed aprirsi all’altro con sentimento sopraffine di fratellanza e animo caritatevole per una pesca abbondante di gioia.
Mario Baldassarre