Liberàti dal dolore: dono della Passione di Cristo

Liberàti dal dolore: dono della Passione di Cristo

Aprile 15, 2022 Off Di Redazione

Il Mistero pasquale, nella giornata del Venerdì Santo, entra nelle fasi più drammatiche segnate dalla sofferenza, dal tradimento e dall’umiliazione della morte in croce.

Gesù muore come un delinquente; Dio, da ciò che umanamente appare come un fallimento, mostra un’umile e sorprendente vittoria sulla piaga del peccato. Dio vince nella sconfitta; un fallimento si profila come preambolo di risurrezione e riscatto. Gesù ci ha sorpreso con quelli che umanamente appaiono paradossi: un Dio che “moltiplica dividendo”, contro ogni logica matematica, mostra che il pane della condivisione è quello che sazia e avanza; la carità, contro ogni forma di tornaconto individuale, concretizza la più alta nobiltà dello spirito umano e nel contempo riflette e glorifica la natura di Dio.

Gesù, infatti, è venuto a consolare con il lieto annuncio, invitando a rallegrarsi perché la “ricompensa è nei cieli”, non nella debolezza della natura umana. L’amore, il perdono si scontrano con il negazionismo umano del peccato, del tradimento e dell’infedeltà. Dinanzi alle calunnie e alla violenza, Gesù restituisce la moneta salvifica della misericordia: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». La vita si salva donandola, invece, la si perde quando si cerca di trattenerla per sé in maniera orgogliosa ed egoistica (Cfr Mc 8,35). Nell’Ultima Cena matura il comandamento dell’amore e l’umiltà nel farsi servi per dare significatività al cammino terreno: è il Maestro a servire, lavando i piedi ai suoi discepoli. Il cammino al Calvario, sotto il pesante legno della Croce, ci presenta un servo sofferente che rialza l’umanità dalla lordura del peccato.

L’abbandono alla divina volontà, con l’accettazione di quanto sfugge dal dominio umano e materiale, è sotto lo sguardo amorevole di Dio che dà forza e grazia per sorreggere fasi apparentemente insostenibili.

La passione ci pone dinanzi le nostre debolezze, i tradimenti, le tante mancanze tutte le volte in cui siamo stati manchevoli e l’orgoglio non ci ha permesso di riconoscere e ammettere le colpe. Il servo di Dio, don Dolindo Ruotolo, scrive: «La malizia umana, dolorosamente, non ha limiti, e noi possiamo constatarlo nelle nostre medesime ostinazioni nelle colpe e nei vizi. Quante volte sentiamo la voce di Dio nei rimorsi della coscienza e dei castighi, e non ne facciamo conto? Quante volte l’amor suo ci chiama e non lo ascoltiamo? Più che stupirci dell’ostinazione dei nemici di Gesù, dunque, umiliamoci per le nostre ostinazioni nei difetti e nelle colpe.»

La sofferenza è la misura della redenzione: quantifica l’autenticità di un cambiamento interiore. Chi ha vissuto sulla propria pelle le condizioni più cruente della virosi pandemica, come nella salita al Calvario, ha potuto maturare i nobili sentimenti dell’altruismo, della carità, del farsi prossimo ai bisognosi. L’aver visto il volto buio della morte ha permesso di interiorizzare la bell’essenza della luce di una vita benedetta da Dio.

Questi giorni di passione che ci accompagnano alla Santa Pasqua di Risurrezione possono diventare un momento davvero propizio per rinnovare, in maniera sana, il corpo e lo spirito: basta predisporsi all’essenziale, alla carità, al servizio gratuito con umiltà verso i bisognosi. Solo in questo modo si potranno vivere e interiorizzare i momenti più significativi della Passione di Nostro Signore ed evitare che tutto possa spegnersi nell’apparenza del mero consumismo e nella sazietà oltre misura.

Mario Baldassarre

Ai piedi della Croce

Sosto con Maria ai piedi della Croce, in silenzio, mi lascio attraversare dal respiro sofferente e profumato del mio buon Gesù.

Ogni stilla di sangue è prodigio d’amore, ogni piaga rifugio sicuro delle mie paure, ogni battito un palpito d’amore che aleggia soave sulle umane sofferenze segnate da un perdurante tempo di prova.

Ascolto inerme le grida di dolore, mio amato Gesù, dammi la forza per poterti aiutare, ma nel rincorrere ogni tuo lamento capisco che la forza è nel tuo insegnamento.

Le nubi sparse si addensano, il cielo plumbeo lascia prefigurare un gravoso cammino mitigato da una lampada d’amore, guida sicura in ogni mare in tempesta.

Il sibilo del vento incalza la bufera asciugando le umide coscienze, al riverbero della tua Parola su cui non scende mai la notte.

Vieni o luce dello Spirito Santo sull’impudica natura umana a nettarla col drappo vellutato della Misericordia.

Maria, Madre addolorata, riponi nel tuo Cuore trafitto ogni mia miseria, i frutti acerbi delle mie mancanze, le lacrime fatte versare al tuo divin figlio tutte le volte che ho avuto da dire anziché ascoltare.

Accogli o Madre, nel porto tranquillo del tuo Cuore Immacolato, questa mia preghiera.

© Mario Baldassarre