Francesco Gioli il post-macchiaiolo – Sabato 28 maggio alle ore 18.30
Maggio 27, 2022Il Circolo culturale “Francesco Solimena” e il Centro di Ricerca per lo studio della Storia dell’arte “Basilio Orga” organizzeranno il Seminario di Storia dell’Arte: “Francesco Gioli il post-macchiaiolo”, che si terrà sabato 28maggio 2022 alle ore 18.30, presso il Circolo della Stampa di Avellino (palazzo della Prefettura), sito in Corso Vittorio Emanuele civico 6.
L’evento culturale celebrerà il centesimo anniversario della scomparsa del pittore toscano.
Per partecipare all’evento sarà necessario indossare una mascherina.
La relazione sarà affidata al critico d’arte Professor Stefano Orga, che tratterà il tema “La figura di Francesco Gioli“.
Il seminario sarà coordinato dalla Prof.ssa Ilenia D’Oria.
Inoltre, al seminario interverranno: Sac. Don Gerardo Capaldo (Pax Christi International), Dott. Antonio Carpentieri (cultore di archeologia e di storia locale), Prof. Pellegrino Caruso (scrittore e saggista), Dott. Giuseppe D’Amore (cultore d’arte), Francesco Roselli (pittore e ceramista), Prof. Angelo Cutolo (cultore di storia locale).
In occasione del Seminario di Storia dell’Arte saranno presentati ed esposti due lavori dell’artista toscano Francesco Gioli: Buoi al pascolo (1878) e Studio per contadino (1906).
L’evento sarà promosso dal Circolo culturale “Francesco Solimena“ e dal Centro di Ricerca per lo studio della Storia dell’arte “Basilio Orga” con la collaborazione dell’Associazione Culturale ACO ed In Arte Libertas.
Uno speciale ringraziamento va formulato alla famiglia che gentilmente ci ha pestato le opere di Francesco Gioli per questo evento culturale.
Francesco Gioli nacque in una famiglia benestante a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa) il 29 giugno 1846 da Ranieri e da Rosa Del Panta, fu il primogenito della coppia.
Tra il 1860 e il 1862 studiò all’Accademia di Pisa con Annibale Marianini (1814-1863), alla morte di quest’ultimo nel 1863 si spostò a Firenze, così continuò gli studi artistici; nel capoluogo toscano si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, seguendo i corsi di Enrico Pollastrini (1817-1876) e successivamente di Antonio Ciseri (1821-1891). In questi anni si dedicò alla pittura di storia e di genere.
Esordì nel 1868 a Firenze con il dipinto Carlo Emanuele di Savoia che caccia l’ambasciatore spagnolo, per il quale fu premiato a Pistoia l’anno successivo.
Si sposò, sempre nel 1868, con la colta Matilde Bartolomei (1848-1933), figlia del marchese fiorentino Ferdinando (1821-1869), che lo introdusse nei circoli aristocratici fiorentini.
Nel 1870 all’Esposizione nazionale di Parma, ottenne la medaglia di bronzo per l’opera Angelus Domini.
Nello stesso periodo a Firenze entrò in contatto con la galleria d’arte del conte Luigi Pisani.
Nel capoluogo toscano conobbe Telemaco Signorini (1835-1901) e Giovanni Fattori (1825-1908), così iniziò a dedicarsi allo studio del paesaggio, ed emerse nella sua pittura una “vena naturalistica”, interessandosi alla pittura dal vero.
In questo periodo la famiglia Gioli iniziò ad invitare artisti e scrittori nella villa di Fauglia (Pisa).
Nel 1875 fu inviato ad esporre Incontro in Maremma (1874) al Salon di Parigi, così colse l’occasione per visitare per la prima volta la grande città francese. In questo viaggio fu in compagnia di Giovanni Fattori, Egisto Ferroni (1835-1912) e Niccolò Cannicci (1846-1906).
Questo soggiorno gli consentì di approfondire le conoscenze della pittura paesaggista e campestre francese, segnò una svolta nella sua produzione artistica, preferendo così scene agresti e di vita campestre.
Nel 1878 ottenne visibilità con il dipinto Passa il viatico, che fu premiato all’Esposizione Internazionale di Parigi.
A partire dagli anni Ottanta partecipò a numerose esposizioni sia in Italia sia all’estero.
Nel 1885 a Londra, presso la Royal Academy, espose il dipinto Ai campi di giugno. Con cui ottenne una medaglia d’argento all’Esposizione universale che si tenne nella capitale britannica nello stesso anno.
Insegnò all’Accademia di Bologna dal 1888 e dal 1889 anche a quella di Firenze.
L’attività espositiva proseguì intensamente anche se era docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
La Biennale Internazionale di Belle Arti della città di Venezia del 1914 gli riservò una sala personale con 53 opere, decretandone il successo a livello internazionale.
Morì il 4 febbraio 1922 a Firenze.