La politica che non c’è..

La politica che non c’è..

Giugno 5, 2022 Off Di Redazione

Siamo ubriachi di politica. Dai palchi al web alla satira. Tante forme di comunicazione e interazione che prendono vita attraverso discorsi, e giù giù, scendendo, le chiacchiere delle nostre interazioni quotidiane: tutto concorre alla soap opera della politica, con i suoi ininterrotti colpi di scena raccontati dai palchi dei comizi. Ma dentro a questa continua rappresentazione della politica, c’è anche chi fa politica a Solofra ? Per rispondere forse dovremmo interrogarci su cosa è la politica, ma questa è impresa che va ben al di là di questo spazio.

C’è però un’espressione che può servirci come chiave per comprendere quello che ci sta accadendo attorno: politica che si esaurisce nei giochi di potere e perde il contatto con l’idea che possa essere strumento per il raggiungimento di fini generali, della comunità, della città stessa. Sì, perché se tentare di definire la politica è cosa ardua, almeno possiamo risalire all’origine, al suo etimo, la città, e affermare che per essere tale deve avere qualcosa a che fare con lo stare insieme nella comunità, con il costruire le regole per quello stare insieme, con la pratica della decisione dentro a quelle regole su questioni attinenti quella comunità. Ma forse l’espressione politica politicante ancora non è sufficiente per addentrarci in quella cosa che si fa chiamare, che chiamiamo, politica locale.

E allora attingiamo al web. Beghe interne, dunque, qualcosa di ancora più lontano dalla città di quanto non sia la politica politicante nel suo significato generale, perché nemmeno siamo di fronte e vere e proprie lotte di potere, ma piuttosto ad affannosi tentativi di non affondare insieme alla barca che fa ormai acqua da tutte le parti. Dunque, la città, i giochi di potere, le beghe. Certo, dentro al concetto di politica possiamo mettere tutto questo. Ma se la politica ha sempre meno a che fare con la polis, è ancora politica? Se la politica ruota soprattutto attorno all’interesse particolare dei suoi protagonisti, che come primo obiettivo (per vocazione, perché sono stati educati così, perché non riescono a immaginare di fare altro, perché sono dei miracolati scaraventati dalla Dea Fortuna in una dimensione che mai avrebbero raggiunto con i loro meriti) hanno quello di esserci comunque, a qualunque costo, tanto che le loro decisioni dipendono in primo luogo da quella condizione, non si trasforma forse in qualcosa d’altro? In un’attività di scarsa utilità per la comunità e di estrema convenienza per chi la esercita? Ma è questo ciò che sta accadendo oggi a Solofra?

In parte, in buona parte, sì. O perlomeno, ciò a cui assistiamo oggi è un dramma (una tragedia?) ove si confondono destini personali e di “gruppo” e disegni (o scarabocchi) politici, ma non tanto perché i primi incarnano i secondi, quanto perché i secondi appaiono soprattutto strumenti funzionali ai primi. Nel Governo del Paese, dentro ai partiti, nelle lotte tra i partiti, nei più o meno espliciti patti trasversali, assistiamo a tutto ciò.

Se questo è vero, però, se la politica locale è sempre meno politica e sempre più un esclusivo gioco di società (e addirittura chi doveva fare la rivoluzione ora sembra stia entrando in questo gioco, magari con varianti folkloristiche come la salita su tetti), chi sta guidando ora il Paese, chi è al timone della città ?

In effetti, l’impressione è che non abbiamo preso proprio nessuna direzione, ci muoviamo in modo un po’ casuale e vediamo tanti passeggeri che gettano scialuppe per raggiungere altre navi.

Forse al timone non c’è nessuno? .