«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi», l’invito di Gesù ai cattolici del nostro tempo

«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi», l’invito di Gesù ai cattolici del nostro tempo

Luglio 3, 2022 Off Di Redazione

«La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!» (Lc 10, 1). Sono di una sorprendente attualità le parole riportate dall’evangelista Luca; rimandano all’aridità del nostro tempo: siamo poveri come uomini; le risorse, anche se tante, sono gestite da pochi e secondo la politica del massimo profitto. Prevalgono interessi egoistici, individuali, sempre più segnati da un saldo più che positivo nel bilancio di conti economici.

La parola “condivisione” stenta a trovare spazio nel lessico delle nostre vite. La fame nel modo segna indelebilmente le condizioni del nostro tempo, sempre più imbavagliato in profonde e atroci contraddizioni: si muore per la mancanza di cibo, che sovrabbondantemente è nelle mani di poteri forti. La pandemia, come più volte ha ribadito Papa Francesco, ci ha insegnato che “nessuno si salva da solo” e che le difficoltà si affrontato e si superano con un sano spirito di comunità, remando tutt’insieme, con forza verso un porto sicuro quando il mare è in tempesta.

Le criticità della storia, segnate dalla sofferenza, dovrebbero rinsavire l’umanità, mutando la visuale verso prospettive migliori; eppure, prevale il motivo gattopardesco del “tutto cambia perché nulla cambi”. L’imperversare di una guerra, che rischia di tramutarsi in conflitto mondiale, fa nascere nuovi interrogativi e vecchie preoccupazioni. Non si può rimanere fermi ed impassibili, è necessario far prevalere lo spirito cristiano, sapendo di essere “fratelli tutti” sulla stessa barca.

«Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10, 3), Gesù invita gli apostoli ad avviarsi verso un cammino di evangelizzazione, seppur tra numerose difficoltà. L’invito è anche aperto al nostro tempo, a tutti noi: «Non si può pensare – ribadisce Papa Francesco – a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fermo è ammalato nella sua identità cristiana. Il cristiano è discepolo per camminare, per andare oltre le difficoltà.» È un richiamo al senso di responsabilità cristiana, per poter superare questo momento storico con ragionevolezza, contro le atrocità della guerra in atto. L’ostinata visione di alimentare il clima bellico, fornendo armi per contrastare l’aggressore russo, è quella dei “lupi” di cui parla Gesù: si tratta di condizioni rispondenti alle logiche del male e a distorte illusioni di pace. Abbiamo bisogno di operai, di chi non rimane impassibile verso logiche così violente ma, guidato da sani principi morali e cristiani, sappia intavolare politiche di negoziazione per ristabilire una pace duratura e sacrosanta. I cattolici sono chiamati a una visione politica inclusiva, pensando a soluzioni per tutti, in particolare per le fasce più deboli. 

La rinascita di una nuova classe politica, sulla scia dell’”appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo, può rappresentare un evento importante e una sfida per ricostruire un futuro dalle rosee prospettive sulle macerie della pandemia. «L’urgenza dell’evangelizzazione del sociale e del conseguente impegno politico deriva dalla necessità di superare la frattura fra Vangelo e cultura e di rendere effettivo l’impegno di amore verso il prossimo. […] Il contributo originale che i cristiani possono dare alla vita sociale non sta tanto nella riproposizione astratta di tali valori e nell’elaborazione astratta di progetti politici fatti a tavolino che cerchino di dosare questi valori  quasi si trattasse di ingredienti di un minestrone che potesse soddisfare i vari palati, ma nel favorire la formazione di persone rinnovate dall’incontro con Gesù Cristo all’interno della comunità ecclesiale, che sappiano costruire dei luoghi umani in cui questi valori tentino di essere realizzati.» (Michele Pennisi, L’impegno politico dei cattolici).

Non si tratta in alcun modo di un senso di protagonismo nella vita politica, ma una necessità vissuta come apostolato, senso del sacrificio e responsabilità. È, quanto mai, opportuno concepire la politica come “un atto di carità verso il prossimo”, amava ripetere Pio XI.

I cammini di pace coltivati con amore, nella mitezza guariscono il corpo e lo spirito, fanno maturare grazie sovrabbondanti, rafforzando così l’antica promessa del Signore, profetizzata da Isaia: «Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti.» (Is 66, 12).