Il perdono è la carezza dell’amore di Dio
Settembre 11, 2022In questo tempo di fine estate, con la graduale ripresa della normale routine lavorativa, le giornate cominciano a virare verso le coloriture di un autunno orami alle porte. Il buio con insistenza rode ore di luce, in un cammino perdurante fino al solstizio d’inverno nell’avvento natalizio. Le frescure di fine stagione, con gradualità, preparano il corpo e lo spirito ai grigiori che ci aspettano. Il clima “da lungo inverno” è la preoccupazione più evidente delle famiglie italiane sempre più provate da questioni politico-economiche complicate. In questi giorni i riflettori sono puntati sulla morte della Regina d’Inghilterra, senza, tuttavia, distogliere l’attenzione dalla crisi energetica in atto, che con insistenza guadagna la scena di questa accesa campagna elettorale.
Gli elogi sono inframezzati da sonori richiami ai ricorrenti scandali di corte, che hanno costellato e costernato il lungo trono di Elisabetta II. Le notizie di gossip, tendenzialmente spregevoli, fanno presto a guadagnare la scena quando prevale un’indole giudicante volta a porre in risalto le negatività altrui: un esempio tangibile nel veder “la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio occhio” (cfr Mt 7, 1-5). Gli insegnamenti evangelici irrompono nella nostra quotidianità, mettendo in risalto l’umana fragilità su cui scende il perdono divino di un Padre che guarisce, non condanna e non giudica. Quando il cuore è chiuso, la tenerezza di Dio diventa uno scandalo, così da far prevalere, come ripete Papa Francesco, quel “chiacchiericcio” che corrompe e uccide l’umanità.
«Costui riceve i peccatori e mangia con loro» (Lc 15, 2), brontolava il cuore impietrito di scribi e farisei; Gesù, venuto per salvare l’umanità dal peccato, non si scompone e cerca di far breccia nei cuori, attraverso i modi pacati delle parabole. Il XV capitolo del Vangelo di Luca presenta le più belle e alte espressioni della misericordia di Dio. Dinanzi alle sconfitte per la perdita di una moneta, di una pecora, di un figlio viene fuori l’immagine di un Dio paziente che attende, accoglie, ricomincia. «E invece l’amore vince proprio perdendosi dietro a chi si era perduto. Dio di queste parabole è un Dio che si perde dietro anche a uno solo. Uno, uno solo di noi, e per di più sbandato, è sufficiente a mettere Dio in cammino.» (padre Ermes Ronchi).
Nella vicenda del figliuol prodigo appare la difficoltà ad accogliere il perdono paterno, da parte del fratello maggiore e a concepirlo, da parte del giovane, messo a dura prova, che pensa di tornare a casa per salvarsi da una povertà materiale. Il cuore di entrambi non è ancora abitato dall’amore di Dio. Resta una questione aperta che ci riguarda, chiamandoci in causa, per tratteggiarne la conclusione.
È importante orientare la visuale su Dio, non su se stessi. Il perdono permette di risorgere a vita nuova, contro la logica del fallimento, della sofferenza e delle macchinazioni che improvvidamente ci tengono ancorati all’orgoglio e alla materiale supponenza. Aprire il cuore all’amore permette di leggere la realtà secondo la volontà e la visione di Dio, che dà luce nelle tenebre di questo tempo ostile.
Mario Baldassarre