Mancanza di respiro : quali le cause?

Gennaio 3, 2020 Off Di Redazione

A tutti può capitare di avere il fiato corto dopo un intenso sforzo, ma la sensazione di difficoltà a respirare, in termini medici dispnea , può anche essere la spia di numerose malattie, a partire dall’asma per arrivare all’anemia. È un sintomo che può creare angoscia, dando il via a un circolo vizioso, in cui all’eventuale malattia organica si può aggiungere una componente psicologica . Ecco perché per valutare al meglio la difficoltà respiratoria occorre anche inquadrare il profilo psicologico della persona, a maggior ragione se è presente una disparità tra la situazione clinica e la gravità della mancanza di fiato. Non di rado la dispnea può, infatti, essere ricondotta a fenomeni di ansia o depressione.

Che cosa significa dispnea?
Una difficoltà respiratoria soggettiva che comporta uno sforzo maggiore per respirare. Si tratta di un sintomo avvertito solo dal paziente, che può prescindere, in alcuni casi, da qualsiasi difficoltà respiratoria obiettiva. Può manifestarsi a riposo o essere associata all’esercizio fisico ed essere acuta o cronica.

Quali le possibili cause?
Qualunque malattia cardiopolmonare acuta o cronica può presentarsi con difficoltà respiratoria. Le cause polmonari più spesso sono l’ostruzione bronchiale legata a un attacco di asma, il pneumotorace, le polmoniti e la più grave embolia polmonare. In gran parte dei casi la dispnea cronica è conseguenza di malattie respiratorie croniche come broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), enfisema polmonare, l’asma, fibrosi o altre malattie interstiziali, le malattie della pleura e anche l’ipertensione polmonare, una malattia dei vasi polmonari. Anche problematiche cardiovascolari, come angina, infarto e scompenso cardiaco, possono essere accompagnate da dispnea. Sebbene con minore frequenza, la mancanza di fiato può, infine, essere spia di malattie come anemia, neuromiopatie (per esempio miastenia e Sla), ipertiroidismo, panico e obesità.

Come si fa a scoprirne l’origine?
Bisogna prestare attenzione a come il paziente la descrive. Espressioni come “mi manca il respiro”, “mi sento soffocare”, “non posso respirare profondamente” o “il mio respiro è diventato pesante” possono essere di aiuto per indirizzare la diagnosi. Il respiro pesante, per esempio, richiama un senso di costrizione toracica che può far pensare all’asma. Inoltre è importante capire se e quanto l’eventuale componente ansia influenza la mancanza di fiato. Anche la presenza di altri sintomi, come dolore al torace, palpitazioni, febbre, stanchezza, può fornire informazioni preziose. Una volta visitato il paziente si passa a eventuali esami mirati. Tra questi: esami del sangue (per capire se ci sono anemia o ipertiroidismo); spirometria (permette di diagnosticare asma, Bpco e altre malattie respiratorie e di seguirne l’evoluzione); lastra del torace (può documentare una polmonite); elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma (utili se si sospettano problemi cardiovascolari).

Che cosa si può fare?
Il trattamento dipende dalla causa e varia da caso a caso. In diverse circostanze è molto utile la riabilitazione respiratoria che riduce i sintomi, incrementa la capacità di lavoro e migliora la qualità della vita nei soggetti con patologie respiratorie croniche (per esempio la Bpco), anche in presenza di situazioni di malattia ormai irreversibili.