Dal comandamento dell’amore nascono prospettive di pace e santità
Febbraio 12, 2023Scorrono con insistenza immagini di morte e di rabbia in questi giorni. Grida di dolore strazianti, richieste di aiuto per situazioni complicate. Le cronache televisive ripropongono la tragedia sismica in Turchia e Siria che ha causato ventimila vittime, oltre a feriti, dispersi e a chi, nel dramma del terremoto, ha visto crollare edifici e certezze costruite con anni di sacrificio.
Lo scenario di distruzione ha, terribilmente, riproposto un triste flash-back nella memoria degli irpini segnati dalle strazianti vicende del terremoto dell’80, che in poco tempo cambiò la vita di tanti: quel “fate presto”, riportato a caratteri cubitali su Il Mattino dell’epoca, fa eco dalle regioni asiatiche. Il cammino umanitario dei soccorsi, oggi come allora, ha visto la risposta di tanti dai vari angoli del pianeta. La situazione, ad ogni modo, è più complicata in Siria segnata da una decennale guerra civile. Il card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, auspica che la tragedia possa diventare un vero banco di prova per mettere finalmente “a tacere le armi e superare le annose divisioni”. Intanto, le politiche portate avanti da varie nazioni mirano ad alimentare il clima di guerra attraverso iniziative di stampo militare, embargo e sanzioni verso le nazioni che causano le ostilità.
In questo clima sempre più algido e surreale, la parola “pace” sembra essere una meteora o un recondito auspicio dei religiosi che, con forza e risolutezza, decantano l’amore e la fraternità fra le genti. La fede, ad ogni modo, vince sull’odio, aprendo prospettive di vita nuova. «Restiamo saldi nella fede. Abbiamo fiducia che Dio non ci abbandonerà e che da qualche parte sorgerà per noi un piccolo bagliore di speranza. Dio non ci abbandonerà se noi ci impegniamo a rispettare la vita dei nostri vicini, a qualsiasi etnia essi appartengono», sono le parole del vescovo congolese Christopher Munzihirwa (1926 – 1996) ricordato da papa Francesco nella recente visita in Africa. Un messaggio forte per non essere fagocitati dall’indifferenza e dal pressapochismo verso i bisogni del prossimo e le ingiustizie.
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli» (Mt 5, 20). Gesù viene a spiegare il “di più”, ciò che conta per salvarsi, con parole risolute che dovrebbero far traballare ogni coscienza inerme. I pensieri appaiono forti, con un linguaggio non morbido, vanno ben oltre i comandamenti, potrebbero apparire esagerati o poco adatti per lo stato attuale segnato dal relativismo e dalla politica del compromesso. Eppure, prevale il messaggio dell’amore, i sentimenti che accomunano e fanno nascere il bene, il più bel comportamento che ognuno potrebbe desiderare dall’altro. Si tratta di un agire che, se visto fare, intenerisce il cuore, regalando intense emozioni e “gioia piena”.
«Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione» (Mt 5, 25). Basterebbe questo principio per regalare al mondo delle sane prospettive di pace, aprendo una visione di perdono e riconciliazione che è cura e guarigione in questo clima surreale, così da vivere percorsi di santità e non un’involuzione al “fuoco della Geèna”, prigionieri delle nostre materiali fragilità.
Baldassarre Mario