Dal Vescovo e dal Procuratore un invito a Ri-scoprire il sapore della vita
Febbraio 18, 2023Dal Polo Vescovile di Avellino si è levato un grido di dolore ed insieme un auspicio a Ri-scoprire il vero senso della vita.
Il Procuratore della Repubblica di Avellino, Domenico Airoma ed il vescovo Arturo Aiello hanno declamato i loro discorsi nell’auditorium del Polo Giovani di via Morelli e Silvati. Folta ed interessata la cornice di pubblico, che ha mostrato di apprezzare le parole degli emeriti rappresentanti delle istituzioni.
Partendo dagli episodi di cronaca nera, che sempre più funestano anche la realtà irpina, il dott.Airoma ha considerato con amarezza che l’attuale società è permeata da molta superficialità e da vacui ideali; e notava, partendo dalla realtà che vive in prima persona, che i giovani compiono spesso reati senza un motivo valido, forse per paranoia o mania di protagonismo. Egli ammetteva di provare un senso di smarrimento di fronte a tante scabrose situazioni; e si definiva un “pessimologo”, ma anche un realista; tuttavia diceva di nutrire speranza in quanto come vi sono individui malvagi, vi è pure tanta gente di buoni principi. Ma la rotta va cambiata: non basta -egli sosteneva- un decreto legge, c’è bisogno che la società attuale riscopra il profumo della vita in contrapposizione con la cultura della morte.
Tema che riprendeva Mons.Aiello partendo dal documento redatto dalla Conferenza Episcopale Permanente nel settembre dello scorso anno in occasione della 45sima Giornata della Vita. La morte è considerata come una via d’uscita dal dolore: come nel caso dell’aborto quando non si desidera la nascita di un figlio; nel caso dell’eutanasia come soluzione del dolore della malattia; nel caso di suicidio quando i problemi della vita risultano di difficile risoluzione, con la morte si risolvono anche molti casi di crisi coniugali.
Come antidoto alla cultura della morte il Vescovo suggeriva l’ABC dell’umanesimo cristiano. Egli consigliava ad ognuno di noi di considerarsi privilegiato in quanto ricevente il dono della vita; di essere destinatario di amore e di salvezza. Invitava quindi a riscoprire il gusto delle cose semplici, come il desiderio di mangiare un pezzo di pane fragrante con il companatico che più aggrada e a disdegnare gli eccessi del bere smodatamente, alludendo ai tanti giovani che fanno abuso di alcolici ed allungano le serate fino a notte inoltrata.
Sempre rivolto ai giovani invitava a non scindere il sesso dall’amore e a provare il piacere di fare una carezza, ad essere più affettivi. Ma l’ammonimento e l’invito va esteso ai genitori degli stessi ad essere più presenti nella vita familiare, per non sentirsi estranei a casa propria