Accogliere è dissetarsi alla fonte di Dio
Marzo 12, 2023In questi giorni le cronache pongono in evidenza il dramma dei migranti sbarcati sulle coste della Calabria e la tragedia per le 76 vittime, tra le quali oltre trenta minori, fra neonati e bambini con meno di dodici anni di età. Le immagini di un mare agitato e del relitto sulla spiaggia di Cutro riattualizzano un annoso problema in cui le condizioni avverse vedono la gente scappare, per un istinto di sopravvivenza e per cercare situazioni più dignitose, con la speranza di un futuro privo di odio, orrore e sofferenze. Le politiche di sfruttamento, i conflitti, mettono in evidenza situazioni in cui prevale il malessere e la necessità di creare condizioni migliori per le generazioni avvenire.
La realtà del nostro tempo, troppe volte, ci mostra un mondo sempre più orientato allo scontro e agli interessi personali, anziché agli accordi e agli interessi collettivi. Le vicende degli ultimi tempi richiamano all’accoglienza come modo per costruire la pace. L’accoglienza richiede una predisposizione d’animo nel mettersi nei panni dell’altro e immedesimarsi nel proprio vissuto.
È necessario saper ascoltare, comprendere, farsi prossimi, calandosi nelle sofferenze, donando fiducia e speranza. La cultura del benessere, spesso, ci rende insensibili alle grida degli altri, facendo prevalere la “globalizzazione dell’indifferenza”, come ricorda papa Francesco, tutte le volte in cui ci sentiamo distanti dalle sofferenze e dalle prove dell’altro. Le ferite della vita portano a chiusure, a non confidare in gesti di felicità ormai mancanti, alla diffidenza a voler partecipare ai momenti significativi della vita che possono dare pienezza.
Gesù alla donna samaritana, a Sicar presso l’antico pozzo di Giacobbe, dona l’acqua che dà pienezza, gioia duratura e incontenibile, cosicché «chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14). Gesù fa di un bisogno un dono che trasforma l’esistenza e la visione sulla materialità troppe volte pregiudizievole della vita. «Quella di Gesù – scrive papa Francesco – era sete non tanto di acqua, ma di incontrare un’anima inaridita». Il Signore va oltre i pregiudizi, senza timore della samaritana; la misericordia vince ogni pregiudizio, abbatte ogni forma di rivalità perché fonda tutto sull’amore e lo spirito di fratellanza e condivisione, senza alcuna distinzione. La fiducia e la speranza potranno così accompagnarci in questi giorni obliqui in cui ogni cosa bella appare compromessa, in primis la pace.
Accogliere le umane fragilità è prerogativa di quell’amore paterno che dona fiducia e speranza per ripartite, senza doversi richiudere in se stessi con una visione troppe volte fatalistica. Bisogna coltivare la speranza e fare in modo che questa diventi contagiosa; al tempo stesso, è necessario volgere, con animo caritatevole, lo sguardo sulle sofferenze che interessano l’umanità. «Gesù, dammi quell’acqua che mi disseterà in eterno», è la preghiera che in questa occasione ci suggerisce papa Francesco, invitandoci, altresì, a mettere da parte le apparenze materiali e aprirci all’incontro con Gesù: sorgente di gioia incontenibile.
Accogliere e sostenere il bisogno dell’altro permette di generare un’utilità bella, abbondante e duratura.
Mario Baldassarre