Situazione critica nella Sanità italiana nei prossimi cinque anni

Situazione critica nella Sanità italiana nei prossimi cinque anni

Aprile 15, 2023 Off Di Dario Alvino

Per effetto dei pensionamenti nei prossimi cinque anni andranno via 45mila medici, di base e ospedalieri, e le nuove assunzioni non riusciranno a colmare tale deficit. Ciò si verificherà poichè l’età dei medici in servizio è alta: il 54% di essi ha più di 55 anni; ciò è dovuto, oltre che all’età media della popolazione, anche al fattore del difficile accesso dovuto negli anni scorsi alla Facoltà di Medicina a causa del al numero chiuso; per cui gli studenti hanno scelto corsi di studio diversi dalla professione medica.

Oggi si sta pensando di ovviare a tale gap mediante l’abolizione del numero chiuso. Inoltre le risorse impegnate dal Governo ad oggi sono per 1.100 corsi di specializzazione all’anno e, sfruttando le risorse del PNNR se ne aggiungeranno altri 900. Nonostante tutto, questa disponibilità non sarà sufficiente a riequilibrare le uscite per pensionamento, per cui è allo studio la possibilità di far restare in servizio attivo gli attuali medici fino alla soglia dei 72 anni.

Altro problema è costituito dal carico di pazienti per ogni medico, che non risulta omogeneo per tutte le zone. Fermo restando il tetto dei 1.500 assistiti per ogni medico, succede che al Nord il carico supera abbondantemente la soglia rispetto al centro e al Sud. Difatti se il Trentino e la Lombardia ciascun medico ha rispettivamente 1454 e 1408 assistiti, in Calabria tale numero scende a 1.055, in Basilicata a 1052 e in Umbria a 1.049.

Ma il fattore più critico è la differenza di copertura tra zone centrali ed aree interne, a discapito di queste ultime che, pur essendo occupate dal 23% della popolazione (13,5 milioni di abitanti), che vivono in 4.261 Comuni consistenti in più del 50% del territorio, sono caratterizzate da carenza di servizi sanitari. Ciò è frutto della spending review messa in atto all’inizio del secondo millennio, per cui furono dismessi tanti presidi sanitari.

Per ovviare al “deserto sanitario” creatosi c’è ora l’opportunità dei fondi del PNNR, che consentirà di allestire Case ed Ospedali di Comunità, centri che contribuiranno a smaltire le presenze nei nosocomi centrali e saranno collocati nelle aree interne, pur tuttavia non saranno sufficienti ad assistere in maniera completa i cinque milioni di abitanti delle aree interne.