Il dono dello Spirito Santo è principio di cura e guarigione
Maggio 14, 2023La resurrezione, tempo di gioia e di salvezza, vissuta nel periodo pasquale, offre significativi spazi di meditazione da dover cogliere con gratitudine nei momenti difficili della vita.
Tocca spesso fare i conti con situazioni avverse, che s’impongono o entrano a gamba tesa nelle vicende della quotidianità. Troppe volte capita di sentirsi soli e impotenti dinanzi a determinati eventi palesemente schiaccianti: la mancanza di fiducia e speranza crea disorientamento, incertezza, paura. Il coraggio può farsi strada se l’animo è forte e sa aprirsi alla visione salvifica della resurrezione. Tuttavia, la fragilità e le miserie umane non rendono questi presupposti facilmente attuabili, tant’è che spesso sono necessari lunghi e faticosi periodi di adattamento verso un equilibrio rasserenante.
Un’analoga situazione capitò ai discepoli rinchiusi nel Cenacolo, ancora traumatizzati dalla visione di morte sul legno della Croce. Pur avendo vissuto con Gesù, non avevano fatto esperienza vera di Risurrezione; la Passione aveva causato smarrimento, stupore e incredulità. La morte custodisce il buio della fine; la resurrezione, invece, si apre alla continuità di un’esistenza benedetta da Dio. Il dono dello Spirito permette di aprire nuove prospettive e superare quel confine incerto che tiene chiuse le porte alla salvezza. «Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14, 18), annuncia il Signore; basta osservare i comandamenti, perché la Parola è esperienza d’amore e l’amore è prerogativa di cura paterna. La fedeltà passa attraverso il dono promesso dal Signore per gustare la salvezza che libera dalle catene della morte: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14, 1), annuncia il Signore.
«Nello Spirito non siamo orfani, non siamo abbandonati; al contrario, siamo accolti, presi in carico in un vissuto d’amore, che siamo chiamati a condividere nella concretezza dell’esistenza» (Simone Morandini, La settimana liturgica – Dalla Parola alla vita, Credere – La gioia del Vangelo, Rito Romano, anno X – n° 20, 14 maggio 2023). Un dono che, al tempo stesso, è grazia da accogliere, custodire e proclamare in un cammino di evangelizzazione, affinché, il riverbero della luce divina sia a beneficio dell’umanità per spegnere le correnti di odio portate avanti con violenza ed arroganza.
San Pietro nella prima lettera invita ad operare «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (1 Pt 3, 16) […] «Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio» (1Pt 3, 18). Il dono dello Spirito Santo è principio di salvezza, fonte di inesauribile misericordia: testimonia che il sacrificio, come il martirio della Croce, non è la morte al peccato ma cura e guarigione da esso. In questo tempo segnato da atrocità, che imperversano con efferata continuità sul genere umano, bisogna lasciarsi illuminare dalla Parola, farsi guidare dalla preghiera e dallo Spirito Santo, che potrà indicare la strada per percorrere i tornanti e i sentieri accidentati della vita.
In questo scorcio di secolo, che a gran voce, reclama pace e concordia tra i popoli, dalla recente visita di Zelensky, presidente dell’Ucraina, a papa Francesco si auspica che lo Spirito Santo possa segnare la fine delle conflittualità, riportando la pace tra le nazioni.
Mario Baldassarre