Accorpamento dei Comuni, unica ricetta per la salvezza dei borghi irpini

Accorpamento dei Comuni, unica ricetta per la salvezza dei borghi irpini

Agosto 4, 2023 Off Di Dario Alvino

Sono trascorsi quasi dieci anni dalla fusione dei Comuni di Montoro Superiore e Montoro Inferiore. Questo passaggio fu voluto da amministratori coraggiosi e lungimiranti, ma anche dalla maturità di una popolazione che, nella primavera del 2013 approvò con il 77,41% dei votanti il referendum ad hoc.

Oggi abbiamo un Comune unico che conta circa ventimila abitanti e si avvale di unità di indirizzo dell’attività amministrativa e della possibilità di acquisizione di finanziamenti per le politiche di sviluppo comune. Trattandosi di due comuni con continuità geografica ed accomunati dalle stesse finalità l’unione è risultata un toccasana, anche sotto il profilo della fiscalità, delle utenze e dei servizi a favore della collettività.

In Irpinia su 118 Comuni 101 contano meno di cinquemila abitanti; ognuno è dotato di bellezze paesaggistiche e di tradizioni proprie. Ma, ahimè, lo spopolamento, la crisi demografica ed il volume d’affari in regresso incombono sempre più, da far prevedere che essi siano destinati alla desertificazione. E non basterà decantare gli scenari della Verde Irpinia nei convegni o con spot pubblicitari per invertire il trend negativo a cui sono destinati.

Pertanto l’unica possibilità di salvezza è l’accorpamento; introdotto dapprima con la legge sulle Autonomie Locali nr. 142 del 1990 e più recentemente con la legge 56 del 2014 di riforma delle città metropolitane e delle province.

In realtà i Comuni irpini hanno comunanza di caratteristiche fisiche, morfologiche ed ambientali; molti paesi sono distanti tra loro e questo può costituire un handicap, ma con la mobilità agevolata tanti ostacoli si superano. Purtroppo negli anni scorsi, in ragione dei tagli di spesa governativi, sono stati soppressi importanti uffici in loco; come il tribunale a Sant’Angelo dei Lombardi; il ridimensionamento degli ospedali di Bisaccia e della stessa Sant’Angelo; realtà da cui è esodata anche la filiale della Banca Popolare dell’Emilia.

Con la fusione molti Comuni potrebbero usufruire dello snellimento di uffici essenziali (municipi, consultori, guardie mediche, centri sociali) che hanno bisogno di un bacino di utenza minimo per mantenersi; essi potranno in tal modo usufruire di contributi agevolati dal governo centrale nonché di finanziamenti per la realizzazione di opere comuni.

Ma per fare tutto questo sono necessarie delle condizioni:

1) acquisire la consapevolezza che i nostri borghi con il trend attuale non hanno futuro;

2) mettere da parte la mentalità campanilistica: il vicino non va più visto come competitor, ma come cooperante in una visione più ampia del vivere civile;

3) che i politici non badino solo al loro orticello come serbatoio elettorale , ma pensino più in grande, guardando al territorio come comprensorio.