Al Moscati di Avellino impiantate le prime protesi peniene
Novembre 4, 2021Si implementa l’attività urologica all’Azienda “Moscati”:
impiantate le prime protesi peniene
per restituire funzionalità dopo trattamenti demolitivi
Anche presso l’Azienda ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino è possibile effettuare gratuitamente impianti di ultima generazione di protesi peniena. Nei giorni scorsi, presso l’Unità operativa di Urologia, sono stati già sottoposti all’intervento i primi due pazienti, un 65enne della provincia di Avellino e un 57enne della costiera sorrentina, entrambi con alle spalle una storia di carcinoma prostatico.
«L’impianto di protesi peniena – spiega il Direttore dell’Unità operativa di Urologia, Vittorio Imperatore – è indicata per tutti quei pazienti che soffrono di disfunzione erettile non più responsiva o intolleranti a terapie farmacologiche orali o intracavernose. Alla base della disfunzione vi sono motivi di degenerazione vascolare e neurologica, oppure una anamnesi di chirurgia demolitiva oncologica: chi ha subito una prostatectomia o una cistoprostatectomia spesso soffre oltre che della menomazione organica dovuta alla patologia oncologica, anche di quella funzionale, con notevole impatto sulla condizione clinica generale. Grazie all’impianto, può tornare ad avere rapporti soddisfacenti, con tutto il piacere e la sensibilità conservati. E soprattutto con un risultato estetico garantito, non essendo le protesi visibili esternamente».
I primi due impianti sono stati eseguiti con successo dal primario Imperatore e dalla sua équipe: gli urologi Antonio Di Girolamo e Gaetano Sessa, coadiuvati dall’anestesista Alfonsina Petrone, dal coordinatore infermieristico Angelo Ferraro e dagli infermieri di sala operatoria Raffaele Olivieri e Francesco Alaia.
«Grazie alla Direzione Strategica per lo sforzo organizzativo ed economico – conclude Imperatore – oggi finalmente abbiamo la possibilità di chiudere il cerchio del trattamento oncologico, non solo intervenendo sul tumore, ma anche restituendo ai pazienti la qualità di vita che spesso viene meno in seguito a trattamenti demolitivi».