Amare senza misura la Croce è dono di salvezza

Amare senza misura la Croce è dono di salvezza

Settembre 4, 2022 Off Di Redazione

Settembre, andiamo. È tempo di migrare”. È l’invito dannunziano ai pastori abruzzesi e, al tempo stesso, un richiamo che annualmente si riattualizza, conducendoci verso la ripresa della normale routine lavorativa, dopo un tempo di riposo e rilassatezza.

La calura settembrina, tuttavia, offre spazi per le ultime vacanze di fine stagione, come un surrogato di quanto i mesi appena trascorsi hanno donato ai turisti di ogni genere. Un ritorno alla normale quotidianità, ma anche di cambiamenti verso nuove prospettive. La malinconia e la nostalgia della spensieratezza appena trascorsa cedono il posto alle prime incombenti preoccupazioni. La crisi energetica, in termini di risorse e costi, mette a dura prova intere famiglie, costrette a ulteriori sacrifici e privazioni, tanto da generare nuovi bacini di povertà, sempre più incombenti.

Si profila, con insistenza, un inverno freddo e buio; ad ogni modo, la fede è l’occasione per rileggere questa crisi e ricercare ciò che illumina la nostra vita. Il Covid, parimenti, è stato una lunga prova, ma la rilettura e la visione, con gli occhi della fede, ci hanno reso “un’occasione da non sprecare”, come più volte ha ricordato Papa Francesco. Le crisi e le difficoltà sono tappe consuete nel cammino della storia. Gli eventi biblici presentano numerosi personaggi inquieti, che attraverso fatiche e sofferenze sono giunte a percorrere sentieri di salvezza.

Nei periodi complicati si può leggere, con evidenza, la santità della Chiesa: il martirio di Cristo sulla Croce ne è un esempio. «Se i cristiani si sentono oggi una minoranza, se la fede non costituisce più un presupposto comune, anzi viene emarginata o negata, allora è il momento di riscoprirsi piccolo gregge e di lasciarsi mettere in crisi dal Vangelo.» È forte e interessante la provocazione lanciata da S. E. Erio Castellucci vicepresidente della CEI e referente per l’Italia del Sinodo dei vescovi.

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.» (Lc 14, 26).Ancora più scottanti e difficili da comprendere queste parole. Gesù chiede tanto perché dona tutto. La richiesta di un amore totale non è una pretesa di esclusività o un modo per generare odio, ma un invito a vivere la vita nella pienezza di Dio, a vedere come vede Dio, così da percorrere la via che dona felicità, seppur tra povertà e sofferenze. Questo cammino di salvezza e consapevolezza moltiplica l’amore così da vincere le insidie che si presentano nella vita.

Troppe volte restiamo ingabbiati da amori egocentrici, che restringono l’attenzione su sentimenti effimeri e mondani, tanto da palesare la paradossale paura di amare perché sopraggiungono interessi e questioni personali. «Chi ama Dio impara ad amare tutti – scrive il Cardinale Zucchi – perché Dio è amore e seguirlo ci aiuta ad amare, a essere figli. Solo per amore amiamo l’altro più di noi stessi.» Diceva Giovanni Paolo I, quest’oggi proclamato beato, «Nell’amare Dio bisogna sempre progredire».

«Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.» (Lc 14, 27). «L’unica via che dalla terra conduce al cielo è la croce» (santa Edith Stein), un sicuro cammino di salvezza. La Croce spaventa perché appare come martirio, dolore; un’adesione alla volontà di Dio nella propria quotidianità, vivendo in Gesù e con Gesù permette di trovare la chiave di lettura per vivere, con coraggio e fiducia, le sofferenze e le prove che la vita propone e non logorarsi nel patimento di un inteso castigo divino.

Mario Baldassarre