Apriamo il cuore alla conversione
Marzo 20, 2022Un passo a primavera. La stagione della vita prende forma allontanandosi dai grigiori invernali. Nelle campagne i mandorli in fiore e gli alberi con abbozzi gemmari gravidi di vita nuova si apprestano a guadagnare coloriture verdeggianti. La stagione della pandemia da Covid-19 ha ceduto il testimone agli eventi più traumatici che, dal vicino oriente, spirano come ventate di orrore e morte. Viviamo momenti di prova che, da qualche anno, affiorano e si consolidano nel tempo quaresimale. Era il 18 marzo 2020 quando i camion dell’esercito incolonnati, nel silenzio dell’alba, trasportavano le vittime da coronavirus di Bergamo; l’aspra recrudescenza della pandemia nel marzo dello scorso anno; le immagini strazianti di guerra in Ucraina quest’anno. Si profila ad ampie vedute un destino apocalittico in cui il male con forza s’insedia nei tessuti sfrangiati del nuovo millennio. L’esegeta francese Paul Beauchamp non cede allo scoramento: «la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l’insopportabile. Nasce cioè in momenti di estrema crisi per portare un messaggio di speranza: anche se il male sembra prevalere, bisogna aver fiducia nella vittoria finale del Bene».
Nei momenti difficili l’uomo interroga la propria coscienza ponendosi degli interrogativi che coinvolgono la sfera divina. Nascono dei veri momenti di ribellione, di scoraggiamento, abbandono. Prevale il sentimento di un Dio assente che, apparentemente, sembra permettere tanta sofferenza o un Dio ingiusto che preserva gli attori delle atrocità e lascia invece soffrire gli innocenti. I perché, talvolta, sono limiti invalicabili della natura umana. In ogni vicenda complicata si cercano sempre i responsabili e si fa un abuso della parola giustizia. Con sufficienza si è soliti puntare il dito con gratuità. In questa visione, il perdono è diventato fattore di debolezza o, nel peggiore dei casi, stoltezza.
Le parole di Gesù aprono una nuova veduta sul mondo e sulla rilettura degli eventi della storia, alla luce dell’amore di Dio. Gesù rifiuta la visione di un Dio giustiziere verso i peccatori e ci invita a cambiare il cuore, abbandonando i compromessi con il male e a percorrere la strada del Vangelo.
«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13, 5). Suonano forti queste parole se lette con la lente della natura umana. Non sono una minaccia, ma un invito ad abbandonare l’odio e la violenza, aprendo le porte al Vangelo che ci accompagna lungo i sentieri della vita e della fiducia. Il male rende ciechi alimentando altro male. L’amore purifica, redime ed è quel vaccino che guarisce le sorti di un mondo malato e sofferente. Dio attende ognuno sulla soglia della divina misericordia, basta avere l’umiltà del cuore, sentimenti di carità per lasciarsi abitare dalla Luce dello Spirito Santo che orienta la vita verso orizzonti di bene e prosperità.
Troppe volte assomigliamo all’albero di fichi che non porta frutti. L’amore di Dio è benevolo, paziente, fiducioso, non usa la scure per abbattere ma la zappa per coltivare, il concime per far maturare succosi frutti di bene da condividere con i fratelli. Questo messaggio sovverte ogni sentimento di ribellione e sfiducia perché riconcilia con la misericordia di Dio e la divina volontà contro ogni forma di perdizione. Mario Baldassarre