Chiamati a festeggiare alla mensa del Padre

Chiamati a festeggiare alla mensa del Padre

Ottobre 15, 2023 Off Di Redazione

L’apertura del Sinodo sulla sinodalità, lo scorso 4 ottobre, segna una tappa importante nel cammino “che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Papa Francesco ha fortemente voluto questo momento per poter vivere con intensità una fase proficua di discernimento, secondo uno stile che rifugge il “chiacchiericcio” mediatico ed invita ognuno al silenzio e all’ascolto. È nel silenzio della propria interiorità, lontano dai trambusti assordanti di una quotidianità fatta da impegni e preoccupazioni, che è possibile ricevere e ascoltare la Parola di Dio.

Si tratta di un momento significativo che richiama l’efficacia degli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola ed è, pertanto, necessario un ascolto reciproco tra i vari membri del Sinodo, così da creare i presupposti e le condizioni per accogliere i doni dello Spirito. Il richiamo del Santo Padre, tuttavia, è rivolto all’essenziale, per trovare le risposte ai tanti problemi che assillano l’umanità e che necessitano di «camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi […] uno sguardo accogliente e benedicente».

Il progresso tecnologico e le conquiste della scienza, tuttavia, non focalizzano l’attenzione sulla pace di cui l’umanità ha estrema necessità. Il conflitto in Medio Oriente acuisce una situazione in cui, sostiene il Pontefice, «Non ci sono vincitori quando si imbracciano le armi: ogni guerra è una sconfitta per tutti». Le industrie belliche e le società capitalistiche, orientate sulla teoria del profitto ad ogni costo, contribuiscono ad acuire questa spirale di morte, che investe gli ultimi e i più deboli. La Chiesa richiama a gran voce “il coraggio della fraternità” per poter salvare, accogliere e integrare i migranti, che con mezzi precari di fortuna cercano porti sicuri per un chiaro istinto di sopravvivenza.

La Parola di Dio si rivela attraverso le cose semplici, per poter rispondere ai nostri bisogni. È un invito a vedere la realtà con occhi nuovi per vivere la bontà di un Padre che amorevolmente si prende cura di ognuno. È necessario, tuttavia, farsi attraversare da questa corrente d’amore, senza reticenze, né paure o preoccupazioni.

«Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.  Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire» (Mt 22, 2-3).

L’invito rivolto a poter condividere un momento di gioia, come una festa di nozze, è espressione di amore e riconoscenza da vivere nel segno di un benessere reciproco e fraterno, senza finalità egoistiche.

Quante volte, forse troppe, rifiutiamo un invito! Il senso di pigrizia, l’egocentrismo o la ricerca dissennata di soddisfare solo interessi personali fanno perdere delle occasioni importanti in cui poter festeggiare e maturare in umanità. “Ricordati di santificare le feste” è il comandamento del Signore; tuttavia, spesso prevale una religiosità di facciata, fatta dalle più impensate giustificazioni, per rifiutare l’invito. Le vicende stringenti della quotidianità, che passano attraverso la logica del profitto e dell’apparenza nel dare ordine e priorità a ciò che è materiale, fanno passare in secondo ordine la frequentazione delle celebrazioni liturgiche festive: gli alibi sono solo dei palliativi per acquietare la coscienza che, tuttavia, rifiuta il dono.

«Se i cuori e le case degli invitati si chiudono, l’inatteso Signore apre incontri altrove. Come ha dato la vigna ad altri contadini, così darà il banchetto ad altri affamati» (Ermes Ronchi). Il rifiuto non cancella il dono, sempre pronto per essere dato a tutti con gioia: «Il Signore preparerà un banchetto e asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra» (cfr. Is 25, 6-8).

Mario Baldassarre