Come fratel Biagio diventiamo testimoni dell’amore di Dio

Come fratel Biagio diventiamo testimoni dell’amore di Dio

Gennaio 22, 2023 Off Di Redazione

Sovente capita di imbattersi nelle vicende quotidiane, scoprendo delle coincidenze sorprendenti che invitano a sostenere profonde e attente riflessioni. Le vicende degli ultimi giorni hanno portato all’attenzione due questioni siciliane di rilievo.

La cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro dopo trent’anni di latitanza ha, senz’altro, guadagnato la scena delle cronache televisive e giornalistiche di questi giorni. Parimenti, anche se con minore attenzione da parte dei media, i funerali di fratel Biagio Conte, frate laico missionario e fondatore della comunità “Missione di Speranza e Carità”, si sono intrecciati con le vicende anguste che nel tempo hanno segnato morte e disperazione. La vita del poverello palermitano, sulla scia del messaggio del Poverello di Assisi, è stata percorsa lungo un sentiero missionario trentennale.

Un trentennio, a cavallo tra due secoli, in cui è stata celebrata la morte e la vita: un pensiero che richiama la fine e un messaggio d’amore che segna continuità. Una vicenda, quella di fra Biagio, che ha toccato le coscienze per far prevalere il desiderio di prendersi fattivamente cura dei più deboli, senza fini utilitaristici, ma solo con amore e gratuità, come il messaggio cristiano insegna. Il bene costa sacrifici e sofferenze ma dona una gioia duratura che abbatte ogni ostacolo e si presenta in sicurezza sulle soglie dell’eternità. Il martirio della Croce è la più alta espressione d’amore, perdono e speranza.

Un Dio folle d’amore consegna un messaggio troppe volte frainteso e giudicato come instabilità psichica, secondo il metro della prevaricante materialità umana. Un Dio che non si stanca dei soprusi, delle vessazioni e porge la mano al peccatore per farlo rialzare perché, come ha affermato papa Francesco, “il nome di Dio è Misericordia”.

«Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor 1,25), scrive san Paolo.

In questo tempo così difficile ancora segnato dalle vessazioni della guerra, molte volte sottaciuta dai media o considerata con troppa giudiziosità, Biagio Conte con umiltà e zelo, sui passi di San Francesco, è riuscito con eleganza e umiltà ad offrire una viva testimonianza per affrontare le vicende della quotidianità nella luce dell’insegnamento e dell’amore di Cristo e non secondo una visione materialistica fatta di utilità ed opportunismo. In un mondo “globalizzato dall’indifferenza”, come avverte il Santo Padre, è necessario portare gli insegnamenti evangelici al centro della vita cristiana e testimoniare la propria appartenenza a Cristo, pur andando in controtendenza alle visioni mondane. In questa giornata in cui si celebra la Domenica della Parola bisogna affidarsi al Signore per riscoprire la gioia di essere custoditi e creare le condizioni per farsi, nel proprio ambito di appartenenza, latori dell’amore di Dio ai fratelli.

«Il Signore è mia luce e mia salvezza» (Sal 26, 1), al riguardo ripetiamo con il salmista. «La Parola di Dio è in grado di aprire i nostri occhi per permetterci di uscire dall’individualismo che conduce all’asfissia e alla sterilità mentre spalanca la strada della condivisione e della solidarietà» (Papa Francesco, Aperuit illis, 13). Si potrà sperimentare, così, l’invito che Gesù fece ai discepoli e che fruttò una pesca miracolosa: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4, 19).

Mario Baldassarre