Coronavirus ,  le nostre vite trasformate  in uno show televisivo collettivo

Coronavirus , le nostre vite trasformate in uno show televisivo collettivo

Marzo 19, 2020 Off Di Redazione

Video sui balconi. Video buffi di gente in casa. Concerti di cantanti e interviste di conduttori su Instagram. Tutti chiusi in casa, la Tv siamo diventati noi

Il più grande spettacolo durante la quarantena. Come per molte altre aspetti del nostro vivere, il coronavirus ha creato un sussulto nei media. Prima fase: show senza pubblico, senza ospiti, cinema chiusi, film non usciti, set bloccati, concerti annullati, album posticipati. Seconda fase: il forte aumento di materiale prodotto tanto dai noti quanto dagli anonimi. Tv e internet si fondono e si confondono, come mai visto prima. Per molti questa è l’era del «vedo quel che voglio quando voglio», ma non è mai stato del tutto così. E adesso appare ovvio. In questo isolamento forzato, si cercano programmi, film e serie da vedere tutti insieme: basta fare play in contemporanea sul proprio dispositivo, e poi chattare. Sapere che qualcuno oltre a te in quello stesso momento sta guardando la stessa cosa: è la cara vecchia Tv, quella che unisce e crea identità. Serve in questo momento. Certo, non è così facile vedere un film o una serie senza rimanerne turbati: stanno tutti così vicino e possono uscire quando vogliono. È un altro mondo di cui abbiamo nostalgia, eravamo noi solo qualche settimana fa. Allo stesso tempo, stupisce l’incredibile mole di materiale prodotto in questi giorni. Video sui balconi. Video buffi di gente in casa. Concerti di cantanti e interviste di conduttori su Instagram. Enzo Avitabile , Emma Marrone con Syria a parlare di canzoni e Sal Da Vinci su Instagram, ma sembra uno show di Raiuno. senza pubblico, quasi senza ospiti, tutti collegati anche in streaming o in stile videochiamata. Transmedialità, multischermo. E inglobando spesso tutti i video prodotti da utenti anonimi. Uno show collettivo. Tutti chiusi in casa, moltiplichiamo gli schermi, le visioni, le finestre delle immagini. Il media tradizionali sono di nuovo centrali ma inglobano elementi e contenuti e tecnologie del web. E il web vuole essere un po’ più televisione inglobando la condivisione di gruppo in diretta. NEL 2000 un programma come il Grande Fratello cambiava per sempre la nostra percezione di Tv, privacy, vita sociale, esibizionismo. L’11 settembre 2001 l’attacco alle Torri Gemelle cambiava per sempre la nostra percezione di guerra, sicurezza, interconnessione, paura. Oggi siamo di fronte a un inconsueto mix. Siamo tutti chiusi in casa, e condividiamo con tutti brandelli di quotidiano per sentirci meno soli e avere meno paura. Siamo di fronte a un evento globale, ma senza immagini dell’evento stesso. Il virus non sono le Torri che crollano, non si vede. Il virus svuota le città e ci mette le mascherine, ma poi? Il virus attacca non con una mossa choc in un giorno solo, ma in molti e molti giorni, è lento e progressivo (è matematica, la stiamo contenendo, ma è difficile darle un’immagine). È un evento quasi “vuoto”, costringe alla paralisi ma non del tutto. E allora questo vuoto, dopo qualche giorno di incredulità, è stato riempito di immaginario. Dirompente. Abnorme. Basso o alto non importa. Il flusso travolge la sospensione che stiamo vivendo. Speriamo duri durante questo lungo periodo di quarantena: l’immaginario ci serve. L’immaginario unisce e lenisce. È la nostra casa collettiva, quella che nessuno di noi possiede ma che abitiamo tutti insieme. Quella dove possiamo vagare liberi e ritrovarci ancora. È la nostra intelligenza collettiva, culturale, sentimentale e intellettuale. È il nostro liquido amniotico. Possiamo fermare tutto o quasi, rallentare tutto o quasi, ma non possiamo e non dobbiamo bloccare l’immaginario. Per fortuna. Anche questo conta e conterà per il dopo.