Figli e fratelli in Cristo Gesù
Gennaio 8, 2023Le festività natalizie sono volte a termine, riportando il cammino sociale nei suoi ritmi consuetudinari, con il ritorno a regime delle attività lavorative e produttive. Il periodo trascorso con intensità, dopo anni di forzate restrizioni ai rituali folcloristici di ogni tipo, ha tuttavia riservato situazioni tristi che hanno velato il prorompente clima di gioia del santo Natale. La consacrazione della nazionalità Argentina sul tetto del mondo, agli ultimi mondiali di calcio in Qatar, è stata turbata dalle morti del campione serbo Siniša Mihajlović, della leggenda del calcio brasiliano Pelè e, in questi ultimi giorni, di Gianluca Vialli ex calciatore di Cremonese, Sampdoria e Juventus. La scomparsa del papa emerito Benedetto XVI ha, invece, riportato l’attenzione sulla Santa Sede, dalla quale sono stati pronunciati numerosi appelli per la fine delle ostilità e inviti alla preghiera per accompagnare le tristi vicende che segnano il cammino dell’umanità.
“L’Epifania tutte le feste si porta via”, recita un antico detto ma, in questo tempo segnato da giornate trascinate, la speranza ricorrente è rivolta alla scomparsa di questi infausti momenti per ristabilire un percorso di normalità e prosperità.
In questa prima domenica del tempo ordinario si celebra il Battesimo di Gesù: una nuova e rinnovata epifania che cambia la prospettiva del cammino dell’umanità, aprendo un tempo orientato alla salvezza dalla macchia del peccato. Dio, che in Gesù ha acquisito la natura umana, si riveste delle nostre fragilità per vivificare quel principio d’amore nel considerare l’uomo come figlio. Gesù, nel mettersi in fila con i peccatori per essere battezzato, condivide il sentimento di conversione e purificazione e, al tempo stesso, ci rende figli di Dio e fratelli tutti, come spesso richiamato da papa Francesco.
Prende forma, così, un piano e un cammino di salvezza che ci vede protagonisti senza farci sentire soli, indifesi e schiacciati dal peccato che, a più riprese, imperversa sulle nostre vite. «Colui che è simile a noi in tutto eccetto il peccato – scrive don Pietro Guzzetti – non fa sentire sola l’umanità colpita da questa macchia. Possiamo dire che non è il peccato ad allontanare Dio da noi, ma piuttosto siamo noi che ci allontaniamo da Lui quando ci lasciamo trascinare dalle nostre fragilità». Dio che è amore e infinità misericordia non conta e condanna il nostro peccato, ma ci chiama figli e fratelli in Cristo Gesù per combattere il peccato e rialzarci con un’incondizionata fiducia. Il Battesimo giunge a confermare questa verità che è principio di salvezza. Spesso le situazioni avverse della vita, le prove e il peccato annebbiano i nostri sensi, tanto da non farci sentire figli di Dio e, talvolta, come giudici severi di noi stessi, indegni di essere figli. Si tratta di una condizione incardinata nell’umana fragilità, che ci pone in una condizione di vulnerabilità e di sfiducia. Mettere dei limiti alla misericordia di Dio è il vero limite della miseria umana.
Il senso del pudore, la contrizione per il peccato commesso e il timore di Dio non devono scoraggiarci, allontanandoci dal sacramento della riconciliazione, per poter ripartire con fiducia e speranza. Queste debolezze possono essere superate solo affidandosi all’amore di Dio e vivendo come fratelli, con sentimenti intrisi di altruismo e carità, per ristabilire la pace fra le genti.
Mario Baldassarre