Gesù ascende al cielo entrando nel profondo dei nostri cuori

Gesù ascende al cielo entrando nel profondo dei nostri cuori

Maggio 29, 2022 Off Di Redazione

Ascendere è il verbo dell’ambizione, del desiderio di raggiungere nuove e prestigiose mete sociali, culturali o economiche. Storicamente, il cammino dell’umanità si configura nella visione di un’ascesi verso nuove conquiste atte a migliorare le condizioni di vita e consentire forme di benessere sempre migliori e perduranti. Il desiderio di puntare in alto è lo spirito dell’intraprendente, di chi misura la quotidianità con il metro della fattività. Molto spesso queste condizioni nascondono la superbia e l’orgoglio nel desiderio spregiudicato di guadagnare posizioni che creano fratture e fanno palesare disparità sociali, oltre ad evidenti forme di sopruso o comportamenti moralmente inaccettabili. In quest’ottica, prettamente materiale, l’ascendere evidenzia, invece, una visione che va in controtendenza col suo stesso significato: l’andare verso l’alto genera una povertà di spirito che annichilisce, anziché far prosperare.

L’Ascensione di Gesù invita a guardare in alto, ben al di là delle effimere condizioni materialistiche. Non prevale alcuna forma di orgoglio, Gesù ascende al cielo per calarsi nel profondo delle nostre miserie e delle fragilità, cosicché ognuno può guadagnare quel posto di salvezza eterna che amorevolmente è stato preparato. Il Signore, dopo essersi incarnato ed aver assunto la fragile natura umana, ha patito l’umiliazione e la morte, ma non ha abbandonato l’uomo, anzi, lo ha salvato dalla dannazione del peccato per amore. È sempre Dio ad amare per primo: «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Dio ad amare noi», ricorda l’evangelista Giovanni. L’essenza del cristianesimo si configura in un Dio che cerca l’uomo per un bisogno d’amore.

Gesù con l’Ascensione va via ma non ci lascia soli perché rafforza quel legame indissolubile d’amore. La pandemia del Covid, le guerre e le atrocità che coinvolgono la sfera umana generano paura e sconforto. Le condizioni di sofferenza perdurante, che spesso coinvolgono i più deboli, generano incertezza, preoccupazione, senso di abbandono; l’esigenza di una presenza fisica che rassicura, aiutando a risolvere i problemi, è insita nella natura umana. Gesù conferma il suo amore, annuncia la discesa dello Spirito Santo dato in dono ai discepoli per testimoniare la Buona Novella e il Regno di Dio, così da affrontare con gioia le asperità della vita. Il saluto di Gesù è una benedizione ai discepoli e, al tempo stesso, ad ognuno di noi, donando una forza vitale che genera quella gioia viva che si alimenta alle limpide sorgenti dell’amore. L’Ascensione ci chiama ad essere attivi e a testimoniare, ognuno nel proprio ambito di appartenenza, il Vangelo nell’ottica della “Chiesa in uscita” di cui tanto parla Papa Francesco.

La solennità dell’Ascensione coincide con la celebrazione della Giornata delle comunicazioni sociali; siamo, pertanto, chiamati ad annunciare e trasmettere la fede: Dio, nonostante le debolezze, si fida e ci affida la testimonianza del Vangelo. Per questa ragione, nonostante le imperfezioni e i fallimenti bisogna lodare Dio e vivere con gioia e responsabilità questo atto di fiducia e amore.

Mario Baldassarre