Guarire è anche prendersi cura

Guarire è anche prendersi cura

Settembre 5, 2021 Off Di Redazione

L’umanità è segnata dal dolore che insidia il cammino terreno e comporta cambi di vedute e prospettive. Spesso le aspirazioni e le progettualità affogano nei meandri di quest’insolita componente che riesce ad assumere una stravolgente forza negativa. Lungo il percorso accidentato della vita c’è quindi la necessità di misurarsi con le innumerevoli prove e i continui cammini di guarigione. La medicina occupa un ruolo centrale nella diagnosi e cura di numerose patologie che, a varia misura, possono interessare il corpo.

La natura umana, tuttavia, non assume solo caratteristiche biologiche e materiali, ma si completa attraverso una componente immateriale di matrice spirituale: corpo e anima in simbiosi riescono a dare pienezza alla vita consentendo di affrontare ogni forma di dolore con una visione nuova. La fede cristiana occupa un ruolo centrale nella maturazione dello spirito, tanto da permettere di affrontare il dolore e le umane fragilità. “Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare atto d’amore, affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona […] il cristiano impara a partecipare allo sguardo stesso di Gesù” (Papa Francesco, Lumen fidei).

Il dolore, così trasfigurato nella cristiana sofferenza, diventa una forza ristoratrice d’impronta salvifica. Gesù insegna a non fuggire dinanzi alle sofferenze proprie e degli altri, senza essere supponenti e pretenziosi, affidando tutto a Lui nell’intima preghiera. L’altruismo, come sempre insegna il Maestro, nasce da un cuore puro, incline al bene, senza calcoli utilitaristici né millantare prodezze. Le vicende evangeliche delle guarigioni di Gesù pongono in primo piano questa speciale prerogativa. Un uomo dalla prigionia del silenzio fu accompagnato da Gesù: l’accompagnamento è già inizio di guarigione. Gesù prese in disparte il sordomuto, «lontano da occhi indiscreti, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente» (Mc 7, 33-35).

Il bene non ha bisogno di clamori, nel silenzio edifica. Guarire è anche prendersi cura, senza clamori, senza convenienze, ma con la forza dell’amore che abbatte ogni steccato affinché il cuore sia abitato da Dio. La fede permette di affrontare le fragilità, il dolore, senza ribellioni perché un cuore raggelato non può accogliere il calore della grazia divina.

Mario Baldassarre