Il duro pane di vita è viatico di salvezza eterna

Il duro pane di vita è viatico di salvezza eterna

Agosto 25, 2024 Off Di Mario Baldassarre
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Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» È un interrogativo ricorrente che risuona nel nostro tempo creando sconforto, disorientamento, talvolta paura. Gli interrogativi di per sé assumono questa caratteristica quando il sentire è attraversato dal dubbio, dall’incertezza che mettono in crisi molte verità apparentemente precostituite.

Gli eventi della quotidianità, spesso permeati da efferate crudeltà di umana fattura, fanno rivivere con assoluta risolutezza questo amaro interrogativo. Le scene drammatiche di morte che giungono dal Medio Oriente, dove l’annoso e paradossale intento è quello di stabilire la democrazia con la guerra, i bacini di povertà maturati da improvvide politiche e giochi di potere in cui prevalgono loschi interessi economici, la pretesa di abortire una vita nascente come fosse un oggetto inanimato di proprietà, non considerando la vita un dono gratuito, sono solo sparuti esempi che attualizzano parole come pietre difficili da ascoltare. Siamo chiamati a risolvere questi problemi, con responsabilità, per ristabilire la pace e il benessere per un mondo migliore da custodire e lasciare ai nostri figli. Il santo padre Francesco ha incardinato la sua missione papale sulla custodia e la salvaguardia del Creato con adeguati suggerimenti di buoni propositi che traggono linfa vitale dalla Parola di Dio che sa “scrivere dritto sulle nostre righe storte”.

L’evangelista Giovanni, nella lettura della liturgia domenicale, mette in risalto gli interrogativi che, frequentemente, i discepoli pongono al Maestro. Allora, come oggi, riascoltiamo:

«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» (Gv 6, 60).

Queste parole assumono un nuovo significato, ma tuttavia mettono in crisi e fanno nascere profondi interrogativi che diventano più lancinanti quando a prevalere è l’orgoglio che affossa i sentimenti d’amore. Le parole di Gesù a volte risuonano forti, come ammonimenti, turbando quell’animo che cerca il benessere attraverso i canoni della materialità, del “tutto e subito” preteso e quantificato monetariamente. Il Signore non quantifica, ma qualifica il benessere con la moneta dell’amore, dona speranza ai peccatori, scardinando le forme d’odio con la salvifica cura misericordiosa. La sofferenza, la morte, così filtrate attraverso questa luce amorevole, acquistano nuovo significato che non turba, non disorienta, ma prepara l’animo ad accogliere il dono incommensurabile dell’eternità.

“Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito”, si legge ancora nella lettura del Vangelo di Giovanni. Il Signore conosce e sa scrutare i nostri cuori, non impone la sua volontà, ma ci accompagna con amorevole spirito paterno lungo il sentiero degli anni, con “parole di vita eterna” per realizzare un cammino in pienezza, scardinando così il male che, impoverendo lo spirito, genera paura, incertezza e sconforto.