Il ricordo di Angelantonio D’Amore nell’abbraccio dell’amato Montefalcione

Il ricordo di Angelantonio D’Amore nell’abbraccio dell’amato Montefalcione

Giugno 2, 2021 Off Di Redazione
Angelantonio D’Amore

Montefalcione piange la scomparsa dell’architetto Angelantonio D’Amore che nel tempo, con passione e zelo, ha contribuito alla crescita socio-culturale del paese natio. Consegue la maturità nella scuola d’arte “De Luca” di Avellino, continua poi gli studi in architettura che gli permettono di acquisire solide conoscenze e competenze. Dopo la laurea, conseguita con sacrificio ed abnegazione, si dedica all’insegnamento della storia dell’arte dapprima in Sardegna, nel nuorese, successivamente a Roma. Una vita dedicata all’arte in tutte le sue espressioni, attraverso la valorizzazione del patrimonio architettonico storico che le recenti misure di ripristino e restauro stavano per cancellare. L’architetto D’Amore al riguardo ha progettato e seguito il restauro di un palazzo storico di Montefalcione che nel ‘500 era tribunale amministrativo aragonese e agorà cittadina. L’opera di restauro è stata curata con gusto e stile vista l’alta sensibilità artistica. A ciò va aggiunto l’impegno sociale e aggregativo nella società civile locale con l’organizzazione di mostre di pittura che hanno visto la partecipazione di artisti di prestigio, oltre a numerose altre iniziative nei periodi estivi. Alla figlia Isabella, che ha seguito le orme paterne laureandosi in architettura, va il cordoglio della cittadinanza montefalcionese con l’augurio di emulare le competenze professionali e umane del caro padre. A Montefalcione resta vivo il ricordo dell’architetto quale persona leale, sempre incline al confronto in maniera aperta e coerente, qualità espressa anche nell’impegno politico. Angelantonio ha chiuso la sua esistenza terrena a Tivoli, sua terra di adozione, con l’espresso desiderio di voler riposare a Montefalcione suo paese natio. Nella benedizione officiata davanti al sagrato del Santuario di S. Antonio il sacerdote, don Pasquale Lionetti, ha affrescato con eleganza il mistero della morte e risurrezione che si incardina nella concezione cristiana dell’umanità. «La lapide per chiudere il loculo – ha sottolineato il presule – era stata messa anche per Gesù di Nazareth, qualche giorno dopo quella lapide era stata tolta per la risurrezione. Consegneremo alla terra il corpo del nostro caro fratello, che arricchito dal dono dello Spirito e dall’Eucarestia dei sacramenti è destinato a risorgere». La tumulazione nel cimitero di Montefalcione è stata seguita da parenti ed amici con una riflessione speciale e commuovente del professore Fausto Baldassarre.

(Di seguito si riporta il video realizzato, sul Sagrato del Santuario di S. Antonio in Montefalcione, da Gino Baldassarre e il testo del discorso di commiato del prof. Fausto Baldassarre).

Mario Baldassarre

Angelantonio D’Amore nel fascino della Bellezza

«Restano le tue parole, confuse, sul mio mezzo di comunicazione: «Non mi chiamate, non posso rispondere.»

Il non detto: momenti privi di respiro.

Non mi piace l’espressione ultimo saluto.

Come tutti i morti restano nell’anima. Sono sempre vivi, noi continuiamo a parlare, a dialogare con loro.

Tu, Angelantonio, non conoscevi la gelida aridità spirituale. Nei silenzi forse chiedevi aiuto. Non avevi più la forza di scrivere. Ma tu nella vita avevi scritto nell’anima con i tuoi gesti. Intanto la malattia lacerava ogni risorsa corporea e interiore. Si andava spegnendo l’esistenza in solitudine nelle ultime ore della vita prima di entrare nell’eterno.

Avevi avuto l’arte come compagna di strada, fonte di meditazione sempre più affinata con gusto e sentimento.

Noi, tuoi amici ricorderemo la luce, che si accendeva sul tuo volto nell’incontro.

Parlavi di matematica, ma non erano freddi numeri. Dentro c’era il cuore.

Bisognava per te abbattere l’ignoranza, che genera schiavitù, cancella dignità e persona.

La tua sfida: sfida dell’impossibile. Il vero tuo progetto era inserito nel progetto più ampio, più vasto dell’io.

Sei un amico sincero che resti nell’animo. Resta la tua generosità, quel desiderio di un mondo diverso, migliore, dove il primato spetta alla Bellezza generatrice di tutti i valori.

Angelantonio, volevi lo splendore del Bello in ogni cosa e in ogni edificio. Avevi il culto della casa non solo come mattoni, pietre. Per te la casa era soprattutto la Famiglia, che si fondava sul cemento del sentimento, della Fedeltà.

Bellezza, Fedeltà e amicizia erano per il nostro i punti luminosi del suo cielo.

Eri innamorato particolarmente del centro storico, di quelle antiche millenarie pietre collocate dal tempo, che si dovevano rispettare, non modificare, né trasportare altrove. Le facciate delle case erano il volto di una comunità.

Ricordo i tuoi primi dipinti, quei colori tenui, quelle aurore che lasciavano intuire un compiuto giorno.

Un tema ricorrente era quello della “gabbia”, una sorta di caverna platonica dalla quale bisognava uscire, volgere lo sguardo, aprire gradualmente gli occhi alla luce in modo da conseguire illuminazione, conoscenza, liberazione dell’altro per la liberazione propria.

Angelantonio se lo vogliamo di nuovo incontrare dobbiamo andare nei vicoli silenziosi dell’antico borgo del paese dove è nata quella cultura della mano, che si tende all’altro.

Si può essere felici solo quando l’altro è felice. Questo aveva compreso Angelantonio.»

Fausto Baldassarre