Il tuo DISCO : secondo appuntamento

Il tuo DISCO : secondo appuntamento

Aprile 4, 2020 Off Di Redazione

Il tuo DISCO …il nuovo appuntamento settimanale musicale . Questa settimana ascoltiamo e scopriamo chi era Umberto Bindi.

LA STORIA DI UMBERTO BINDI

“il cantautore che odiava le parole e amava la musica”, ma è stato stroncato da un’Italia bigotta che non accettava la sua omosessualità.

04/01/2017 10:22 Teatro Sistina, Roma.

Si sta svolgendo uno dei famosi “Lunedì del Sistina”, ovvero una serie di concerti memorabili nell’omonimo teatro romano, in atto dal 1969 al 1979. Quel giorno l’occasione è speciale: si riunisce sul palco buona parte di quella “scuola genovese” che circa dieci anni prima aveva modificato per sempre la canzone italiana: Gino Paoli, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi e Umberto Bindi. Proprio Lauzi e Bindi quell’anno realizzano una canzone insieme, “Io e il mare” e lo stesso Bindi, quella sera, la introduce così: “Gioventù, Genova e un quartiere, La Foce. Questo quartiere esiste ancora adesso e forse è molto più importante di quello che era una volta. C’è la Mostra d’Oltremare ed è praticamente una cittadella di cemento. Un tempo , un villaggio di pescatori con le sue barche, le sue reti e le sue lampare.

Ma chi è stato Umberto Bindi per la storia della musica italiana?

Un’emarginazione nel mondo dello spettacolo subita dallo stesso Bindi a causa della sua omosessualità.

Ma se ci concentriamo solo sulla sua dimensione artistica, in innumerevoli dichiarazioni lo stesso Bindi si è definito “il cantautore-cicala che odiava le parole e amava la musica”. Bindi nasce a Bogliasco, uno dei quartieri più popolosi di Genova, il 12 maggio del 1932. È un ragazzo piuttosto schivo e introverso che però trova grande conforto nella musica. Non soltanto nella musica “suonata” (intraprende lo studio del pianoforte e della fisarmonica) ma anche in quella “collezionata”, infatti fu un grande collezionista di dischi, arrivando a possedere una grande e variegata discoteca. E proprio ciò spiega molto della sua produzione successiva. Nella sua collezione si sarebbero potuti trovare titoli dei più vari generi: non soltanto canzone leggera o d’autore, ma anche canzoni di riviste, operette e commedie musicali. Questa forte passione per la musica “da palcoscenico” lo porta a frequentare il mondo del teatro. Se la sua prima canzone in assoluto è stata “T’ho perduto” (1950), è nel 1954 che Bindi tenta il grande salto: compone infatti le musiche per una commedia presentata al Lido di Venezia a cui presero parte attori esordienti di grande successo, come Paolo Villaggio e Rosanna Schiaffino. Tra le canzoni realizzate per la commedia spicca “Riviera”, che diventerà poi uno dei cavalli di battaglia della sua carriera. Dopo aver realizzato le musiche della commedia goliardica “Oscar non mi spogliare” del 1958 per la regia di Mario Pastrocchi, Bindi inizia a fare la spola tra Genova e Milano, la nascente culla dell’industria discografica italiana. Già nelle sue prime frequentazioni milanesi, Umberto Bindi mostra alcune caratteristiche che poi si porterà dietro per tutta una vita: oltre all’estrema timidezza è anche molto generoso e, letteralmente, non guadagna nulla dalle sue canzoni, impegnato com’è a fare regali e a distribuire favori e aiuti ad amici veri o presunti. Ricorda infatti lo stesso cantuatore in un’intervista rilasciata a Mario Luzzato Fegiz per “Il Corriere della Sera” il 10 Aprile 2002: “Io sono solo un cantante, autore abbastanza famoso, che è rimasto senza soldi e senza salute. Senza soldi sicuramente per colpa mia. Perché sono una cicala, non una formica”. Il suo nome inizia a circolare nel 1958, quando scrive la musica per il brano “I trulli di Alberobello”, presentato al festival di Sanremo dal Duo Fasano, Aurelio Fierro e dal Trio Joyce. Il brano non riscuote particolare successo, e non arriva in finale, ma grazie all’interessamento di Nanni Ricordi e Giampiero Boneschi, nel 1959 Bindi fa il suo debutto incidendo “Arrivederci”, una canzone che, nel corso degli anni, sarà una delle sue più conosciute e apprezzate. In questo brano infatti si ritrovano tutte le caratteristiche del “Bindi artista”: la nota melanconica è sempre ben presente, assieme a quell’assoluta eleganza nella composizione che si regge su un pianoforte e la sua voce che, quasi sussurrando, entra in punta di piedi e racconta di un addio tra “buoni amici sinceri”. La canzone ha un successo clamoroso e viene immediatamente ripresa da altri artisti. Pochi mesi dopo Marino Barreto jr., cantante cubano molto famoso in Italia in quegli anni e uno dei primi ammiratori di Bindi, chiede al cantautore un paio di canzoni. Entrambe, ovvero “Nuvola per due” e “Non so”, vedono il testo di Giorgio Calabrese, che da quel momento diventerà il paroliere per eccellenza di Bindi e uno dei più importanti autori di canzoni degli anni ’60 e ’70. Sempre nel fatidico 1960 esce il suo primo vero e proprio disco, “Umberto Bindi e le sue canzoni”.

BUON ASCOLTO