La fede è faro di luce e consolazione da curare e custodire

La fede è faro di luce e consolazione da curare e custodire

Ottobre 2, 2022 Off Di Redazione

Il burrascoso clima elettorale delle ultime settimane si è placato. Le elezioni di domenica scorsa hanno segnato la nascita di un nuovo organigramma politico che segnerà il percorso governativo dei prossimi anni. Il responso della volontà popolare ha delineato gli assetti della compagine politica di centro-destra, scongiurando, così, quelle esigue maggioranze traballanti degli anni passati, che avevano visto nascere maggioranze ibride opportunamente cucite nelle segreterie partitiche.

Il voto di protesta degli italiani è stato affiancato da un considerevole astensionismo, che ha evidenziato un riprovevole clima di sfiducia. L’assetto parlamentare, strutturato intorno ad una coesa maggioranza politica con una comune visione, dovrà sancire la nascita del nuovo governo guidato, per la prima volta nella storia repubblicana, da una donna. I tempi e le condizioni sono ormai maturi, manca soltanto l’ufficialità, ma il clima di fiducia dà man forte a una speranza conclamata.

In politica ogni nuovo inizio deve essere battezzato dalla fiducia e dalla speranza come augurio per un buon cammino; diversamente c’è il rischio di giocare da perdenti sin dalla partenza. In questa fase storica, così complicata per la nostra nazione e per l’economia occidentale, è necessaria una sana iniezione di fiducia e speranza per ristabilire un clima di pace nelle aree del mondo ancora in conflitto.

Il pessimismo avvilisce anime indebolite, vinte dalla distorta percezione di un destino avverso, che imprigiona nell’inattivismo e nella rassegnazione. La ricerca di fiducia è insita nei limiti della natura umana: il bisogno dell’altro è volto ad ottimizzare un’utilità di sopravvivenza. La mancanza di fiducia fa nascere paure, rende vulnerabili e facilmente suscettibili agli effetti del male, anziché godere di una gioia duratura e contagiosa.

«Accresci in noi la fede!» (Lc 15, 6), chiedono gli apostoli a Gesù. È la preghiera dei momenti in cui siamo vinti dai dubbi, dallo sgomento, dalle paure che fanno emergere la fragilità e la vulnerabilità della natura umana. Talvolta, in maniera distorta, diventa una richiesta volta ad aumentare le certezze per poter vedere i segni dell’impronta divina nella natura e nelle condizioni della vita.

La fede non cerca segni o evidenze tangibili, ma si fonda sulla fiducia di un atto di amore che aiuta ad accogliere e vincere le sofferenze, che costernano il cammino di vita, senza un sentimento di vittimismo o rassegnazione. Le continue situazioni avverse della vita indeboliscono la fede quando si cercano soluzioni immediate a proprio favore, tuttavia, come si legge dagli scritti del venerabile Matteo Farina: «La sofferenza è il distintivo di un’anima scelta da Dio»; intorno a questa ritrovata consapevolezza e verità, vissuta e testimoniata con gioia, viene espresso l’emblema di una fede granitica. In questo tempo così angustiato ogni cristiano è chiamato a testimoniare la fede e la verità del Vangelo, senza vergognarsi, come a più riprese invita Papa Francesco, per una “Chiesa in uscita” che raggiunga le periferie esistenziali nell’ottica di un servizio ai deboli e ai bisognosi.

La richiesta degli apostoli, allo stesso modo, deve poter guidare le nostre vite: la preghiera diventa, così, veicolo per aderire alla volontà di Dio, potendo sorreggere le quotidiane croci della vita. La fede non si quantifica, ma si qualifica nella carità, nel bisogno di servire con gratuità e umiltà. «La fede – scrive il servo di Dio don Dolindo Ruotolo – è un tesoro immensamente prezioso per l’anima e per la medesima vita presente, poiché è faro di luce e consolazione immensa nelle sue angustie; bisogna, dunque, custodirla gelosamente nel proprio cuore e in quello degli altri.»

Mario Baldassarre