La libertà nella visione dell’amore di Dio

La libertà nella visione dell’amore di Dio

Giugno 26, 2022 Off Di Redazione

«Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.» (Gal 5, 1). Sono forti le parole di San Paolo in apertura del quinto capitolo della lettera ai Galati; suonano decise come un invito paterno che desidera il bene dei suoi figli. La necessità di conservare la libertà, procurata da Gesù Cristo con l’altissimo sacrificio della Croce, deve essere un segnale importante che ha redento l’umanità dal peccato, aprendo nuove prospettive per guardare con fiducia avanti, senza essere prigionieri del passato. Gesù ha vinto la morte attraverso i sentieri penosi del martirio, sconfiggendo il male con amore, mondando il peccato col drappo vellutato della divina misericordia. Lo Spirito Santo, energia vivificante che ha spinto i discepoli impauriti verso il cammino di evangelizzazione, è dono di pace, gioia, amore per orientare la vita verso il sommo bene. Il male rende schiavi: insinua dubbi, incertezze, paure che fanno prevalere egoismi, tanto da percepire l’amore in maniera complicata e inefficace. La morte dello spirito rende arida e vuota la vita, togliendole significatività. La libertà, secondo il messaggio di San Paolo, è quella di un Dio che, in una visione di amore circolare, ama e desidera essere amato, senza renderci schiavi.

Àlzati: è il verbo che Gesù usa per rimettere in moto chi non cammina. Alzàti siamo noi quando usciamo da una vita da seduti.” (cfr. Maurizio Mirilli, Àlzàti. L’incontro tra due libertà, San Paolo).

La fede, vissuta nell’esercizio della carità e incardinata su sentimenti di fratellanza, è condizione importante per rendere la vita virtuosa nella piena volontà del Padre.

L’invito ai Galati e a tutti noi, tuttavia, è di non fare della libertà un libertinaggio, seguendo le logiche mondane. Le vicende della vita, spesso, confondono queste due visioni, tanto da generare condizioni deprimenti di delinquenza e perversione in nome di un falso buon senso e di un perbenismo sgarbatamente millantato.

La fragile natura umana, abitata da sensi che possono rendere l’anima schiava del peccato, spesso vede prevalere sentimenti a aspirazioni volti ad appagare sentimenti effimeri e materiali distanti dall’amore, dal bene e dal rispetto reciproco nell’ottica di una umana fraternità. «Il nostro corpo –scrive il servo di Dio don Dolindo Ruotolo – allora è un corpo di morte, e domina in noi l’uomo vecchio con tutte le sue concupiscenze e miserie. Ciò che diciamo dell’impurità, che è la deviazione più frequente dei sensi, possiamo dirlo di qualunque altro vizio.» (cfr. Lettere di S. Paolo Apostolo commentate dal Sac. Dolindo Ruotolo, Casa Mariana Editrice).

Quanto alla libertà, significativo è l’insegnamento di Gesù riportato dall’evangelista Luca (cfr. Lc 9, 51-62). Ai Samaritani che non volevano accogliere la Parola di Dio, Gesù non usa vendetta, tant’è vero che rimprovera i discepoli che avevano maturato questo cattivo pensiero. Gesù usa parole forti, pensieri apparentemente scoraggianti, circa la radicalità della sua chiamata: l’invito sta nel fare scelte coraggiose, decise e consapevoli per mettersi alla Sua sequela. Non si tratta di gratuiti ammonimenti per la vocazione allo stato religioso, ma un invito affinché chiunque possa testimoniare con la vita e le opere l’adesione a Cristo: ognuno nel proprio ambito di appartenenza, nella propria vocazione e missione di vita, testimoniando con gioia, amore e carità la Parola di Dio. Questo messaggio, nel segno di quanto tracciato da Papa Francesco, è una delle principali prerogative del cammino sinodale della Chiesa nel terzo millennio e pone in evidenza la comune responsabilità di consacrati e laici nel testimoniare il Vangelo con coraggio, mettendo sempre più Cristo al centro della vita per il bene dell’umanità sofferente.

Mario Baldassarre