La morte non imprigiona l’amore di Dio

La morte non imprigiona l’amore di Dio

Marzo 26, 2023 Off Di Redazione

Ci sarà un’altra vita dopo questa? La scienza e la filosofia dibattono incessantemente sulla questione, nell’estenuante ricerca di soluzioni dimostrabili e attendibili. Accanto a queste situazioni, avvalorare e confermare la propria fede con segni evidenti diventa un modo edulcorato per testimoniare la dimensione spirituale. In entrambi i casi la professione di fede diventa un confine labile tra ciò che si sente e ciò che si vede.

Le condizioni della vita ci pongono nella prospettiva di tanti “san Tommaso”, viste le vicende avverse che a più riprese tempestano la vita. Il vittimismo, ad ogni modo, conferma interrogativi ricorrenti alla ricerca di un senso che dia una spiegazione. «Dove eri Signore? Dove sei Signore?» Sono domande che si rincorrono sulla soglia della morte o di prove ricorrenti. Le vicende della quotidianità rivelano condizioni complicate in cui la ricerca estenuante di un senso diventa il dilemma drammatico dell’esistenza. Le risposte pretendono la razionalità, tanto da mettere in discussione l’amore di Dio, che si scontra con la drammaticità della morte: visioni contrastanti che non avvalorano il senso paterno di benevolenza e protezione. La sofferenza, in quest’ottica, si conferma come uno stato di prova ben lontano da una dimensione salvifica, come inteso nella più alta dimensione spirituale. Il cammino quaresimale ci conduce lungo i sentieri della prova, che si aprono alla luce e alla gioia della Risurrezione: la morte si conferma un passaggio attraversato dal dolore, che tuttavia si apre alla salvezza eterna.

Attraverso il dolore si manifesta la gloria di Dio che guarisce l’umanità dalla piaga del peccato. La morte non imprigiona l’amore di Dio; ciò che la ragione si ostina a specificare come fine, la fede e la potenza dell’amore di Dio tramuta in salvezza eterna. «Il peccato e la morte – scrive il teologo Simone Morandini – non dominano più i corpi di coloro che vivono la libertà dello Spirito, sapendo che presso il Signore c’è misericordia e perdono». La risurrezione di Lazzaro anticipa la Pasqua di Gesù: il passaggio dalla morte alla vita rivela la bellezza e la soavità dell’umanità di Gesù, che invita ad aver fede perché la morte non è soluzione definitiva. La fiducia vince la paura di Marta e Maria, così Lazzaro è liberato dai legacci della morte: la logica dell’amore è prerogativa di salvezza. L’idea della risurrezione finale e del suo valore infinito rimane spesso lontana, travolta dalle logiche prevalenti di una religiosità molto superficiale e una presuntuosa società secolarizzata.

«Se Cristo non è risorto vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1Cor 15, 1), afferma san Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Il Mistero pasquale, suggestivamente prefigurato dalla risurrezione di Lazzaro, rimane al centro di tutta la vita cristiana.

Mario Baldassarre