La salvezza eterna passa da una porta stretta
Agosto 21, 2022Sono tante le preoccupazioni che si rincorrono in questo scorcio di fine estate. I problemi, spesso, si nascondono sotto la cenere, come tizzoni ardenti, per poi riaffiorare quando le condizioni e i tempi diventano maturi. I trascorsi degli ultimi anni non sono per nulla confortanti, tant’è che i tratti più critici della crisi pandemica si sono riacutizzati con l’avanzare dell’autunno.
Le accese forme di libertinaggio, con l’allentamento delle misure di precauzione in ogni ambito, lasciano profilare dubbi circa una ripresa dei contagi. Intanto, la scienza si affanna alla ricerca di nuove soluzioni vaccinali in grado di contenere le varianti virali per scongiurare complicati effetti sulla salute e, di riflesso, sul sistema sanitario duramente provato dai ripetuti contraccolpi della pandemia. Se a tutto questo aggiungiamo i danni causati dal conflitto russo-ucraino e i rincari energetici connessi, il quadro diventa ancora più complicato, tanto da mettere in difficoltà numerose famiglie costrette a rivedere i conti economici per non dover soffrire apnee di fine mese. A questo scenario fa da contraltare l’esercito di influencer che, guadagnando vistosi spazi nel web, propaganda stili di vita promettenti con allettanti campagne di marketing. Forme e fonti destabilizzanti si rincorrono creando sempre più incertezza, con una precarietà morale dei valori del buon vivere.
«Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13, 23), viene chiesto con non poca preoccupazione a Gesù. È quanto, dubbiosi, chiediamo anche noi in questo stato di preoccupazione. Non va confusa la salvezza del corpo con quella dello spirito, ma la risposta di Gesù è il comune denominatore di una vita virtuosa che con rispetto può aprirsi all’eternità.
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.» (Lc 13, 24). La salvezza costa sacrificio, la porta è stretta ma può essere attraversata. Le insidie mondane, l’inimicizia e la presunzione pongono numerosi ostacoli alla stretta via della salvezza. Bisogna abbandonare la zavorra che, immancabilmente, appesantisce e rallenta il nostro cammino, la vanità, l’orgoglio e la presunzione cause di un’obesità morale, i tesori e la troppa avidità che, irrimediabilmente, non superano il confine del trapasso a nuova vita. La porta è stretta perché è a misura di bambino: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete!» (Mt 18,3). Salvezza è accogliere «Dio in me, perché cresca la mia parte divina, ed è così che io raggiungo la pienezza», scrive padre Ermes Ronchi.
Tutti siamo chiamati alla salvezza, a varcare quella “porta stretta” per “sedersi a mensa nel Regno di Dio” (Lc 13, 29), basta farsi piccoli ed accogliere Dio, aprire i cuori alla Sua opera e non appesantirli con passioni disordinate e iniquità. San Giustino Russolillo alza il tiro: «Fatti santo che tutto il resto è zero!» Un invito ancora più arduo che trova conferma nella quotidianità. Scrive san Josemaría Escrivá: «Ognuno è chiamato a partecipare al regno dei Cieli per mezzo del compimento della propria vocazione: nel suo focolare, nella sua professione o mestiere, negli obblighi corrispondenti al proprio stato, nel compimento dei doveri civili, nell’esercizio dei propri diritti.» È importante avanzare con sacrificio, a piccoli passi, secondo la strada segnata da san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.» (Gal 2, 20).