
L’amore di Dio trasfigura le umane sofferenze
Marzo 16, 2025
“Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”. La variabilità meteorologica di questo mese, che apre le porte alla primavera, trova conferme nella proverbiale saggezza popolare. Un tempo le sorprese si palesavano attraverso sottili ed effimere nevicate; un evento fugace e passeggero dal quale è nato un altro celebre detto popolare: “Puozzi squaglià comme a neve ‘e marzo” (Che tu possa finire in un attimo così come si scioglie la neve di marzo): è quanto avrei desiderato per la guerra e le atrocità che, a più riprese, contornano il cammino dell’umanità, destando non pochi problemi che, inevitabilmente, scottano sulla pelle degli ultimi.
“Marzo è carta conosciuta”, sostengono gli indomiti contadini quando per la variabilità climatica faticano a trovare una regolarità nelle pratiche di coltivazione. “La piò bròta da scurghé l’è seimpre la còda” (La più brutta da scorticare è sempre la coda), mi ricordava, invece, il caro amico Arturo nel dialetto montanaro dell’alto frignanese, negli anni del bel tempo di formazione umana e professionale vissuto con intensità in Emilia-Romagna. Erano proprio gli ultimi tempi dell’inverno i più imprevedibili e difficili, che potevano riservare dei funesti colpi di “coda”. I detti popolari, sapientemente affrescati dalle coloriture dialettali, sono un retaggio di sapienza e saggezza antica: saperi elegantemente compendiati attraverso lo stile della pura poesia.
Il tempo della Quaresima ci accompagna alla luce e alla gioia della primavera attraverso il canto del cuculo e le sonorità flautate degli altri uccelli. E in questa luce si può pregustare un assaggio della Pasqua di resurrezione con la trasfigurazione di Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui» (Lc 9, 33), dice Pietro a Gesù, per catturare quel momento di gloria, evitando le fatiche e le tribolazioni della quotidianità, senza scendere nelle reali sfide dell’esistenza.
Le esperienze significative e belle della vita trasfigurano il nostro sguardo, rendendolo luminoso, tuttavia, non bisogna imprigionare con avidità questa luce, ma avviarci con fiducia nel cammino di amore con la consapevolezza che Cristo è con noi. Bisogna saper lasciare il monte del nostro benessere, delle certezze ingannevoli che attenuano o cancellano il senso di dolore e sofferenza. Sono tanti i momenti che trasfigurano le nostre vite, talvolta in maniera momentanea ed ingannevole; non bisogna, tuttavia, farsi abbagliare da questa luce, che così sortirebbe l’effetto contrario. Per non essere assorbiti dal buio delle nostre fragilità bisogna affrontare con responsabilità la realtà, senza cercare mezze misure per eliminare ogni difficoltà e anestetizzare ogni sofferenza.
Così, con fede e speranza, sostenuti dalla preghiera, l’amore di Dio potrà trasfigurare le sofferenze delle nostre vite, avviandoci nel cammino di salvezza verso la santa Pasqua di resurrezione.