Matureranno buoni frutti piantando radici nella Parola di Dio

Matureranno buoni frutti piantando radici nella Parola di Dio

Marzo 23, 2025 Off Di Mario Baldassarre

Ogni albero si conosce dal suo frutto”. La proverbiale espressione non riflette situazioni o conoscenze botaniche ma lascia trasparire, attraverso una sopraffina sensibilità, un profilo caratteriale evidenziato dal modo di fare. I buoni frutti sono quelli del buon fare: rispecchiano sentimenti di rettitudine e coerenza. Diversamente, prevalgono sentimenti ostili e un fare inopportuno.

Nelle relazioni sociali queste situazioni divengono palesemente evidenti, tanto è vero che il modo di fare di ognuno viene spesso filtrato attraverso la condotta o, meglio a dirsi, “il modo di fare”: questi “frutti”, spesso amari, ci consentono di capire indole e personalità. I discorsi demagogici e tendenziosi di politici improvvisati, il più delle volte, sono la chiara espressione di un albero dai frutti incommestibili.

Il brano del libro sapienziale del Siracide è un invito alla prudenza e a un opportuno discernimento, evidenziando, con acume, come le parole pronunciate siano rivelatrici dell’indole umana.

«Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini» (Sir 27, 7).

Gesù usa la metafora dell’albero e i suoi frutti per distinguere l’uomo buono dal cattivo e, dalle opere compiute, il bene e il male. Le parabole evangeliche pongono in risalto verità assolute sulle quali meditare per coltivare una esistenza virtuosa fatta di amore e rettitudine: pilastri su cui è incardinata la vita del buon cristiano.

Gesù osa interrogare i suoi discepoli e le nostre coscienze: matureranno frutti buoni solo piantando radici nella Parola di Dio. Spesso gli interrogativi invitano alla prudenza, all’attenzione per rompere le catene del male. Gesù dalla correzione fraterna e amorevole, insegna come fare un sano esame di coscienza e rimuovere le turpitudini quotidiane per vivere quel cambiamento che, sotto la guida dello Spirito Santo, avvia alla salvezza eterna.

Papa Francesco ricorda: «Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come un’anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione».

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? […] Ipocrita! Togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello» (Lc 6, 41-42).

Il Signore ci invita ad aprire gli occhi, affinché possiamo camminare e aiutare gli altri a farlo. La pagliuzza vista nell’occhio del fratello non è espressione di un acume visivo: è cecità! Non si vedono i doni e le opportunità che la vita offre perché si è accecati dall’orgoglio, dalla presunzione, dalla ricerca affannosa del proprio benessere e dei tornaconti economici.

Il Vangelo ci insegna a fare pulizia, aprendo gli occhi del cuore all’amore, alla misericordia, all’altruismo perché senza donare frutti la vita diventa sterile ed è così condannata a finire.