Varato il decreto lavoro nel giorno del riposo; Il lavoro che non c’è e quello che non vogliamo

Varato il decreto lavoro nel giorno del riposo; Il lavoro che non c’è e quello che non vogliamo

Maggio 2, 2023 Off Di Dario Alvino

È una prerogativa dell’attuale governo di centrodestra convocare il Consiglio dei ministri in giornate e luoghi cruciali per emanare decreti di grande peso per il futuro del Paese. E così, dopo il provvedimento sui migranti, discusso ed approvato a Cutro nel luogo ove era ancora alta la commozione per la morte dei 94 naufraghi avvenuta a pochi metri dalle coste calabresi, oggi Primo maggio il governo ha varato il decreto lavoro. Queste circostanze sono state scelte dal governo probabilmente per ricordare date e luoghi simbolo del percorso della compagine governativa appena iniziato e che dovrà essere giudicato come sostiene Giorgia Meloni solo tra cinque anni.

La Triplice sindacale ha criticato la scelta del 1° maggio per il varo del decreto, convocato per altro solo dodici ore prima; Bombardieri (Uil) ha parlato di un atto di propaganda da parte del governo; Landini (Cgil) ha giudicato “diseducativo” lavorare il 1° maggio e ha calcato la mano definendolo un “atto di arroganza e di offesa”. Nel merito ha poi definito “una follia” depauperare il reddito di cittadinanza.

Il decreto lavoro porterà, grazie al taglio del cuneo fiscale, cento euro in più in busta paga ai lavoratori dipendenti, ma solo per 5 mesi (da giugno a dicembre) e con tagli di sette punti fino a 25.000 € e di sei per gli stipendi fino a 35.000 euro . Aumenterà la soglia dei Fringe Benefits sui premi aziendali per i dipendenti che percepiscono fino a 3.000 euro e con figli a carico; tali benefici serviranno a tagliare i costi energetici delle utenze domestiche: servizio idrico, energia elettrica e gas naturale. Ma la misura più incisiva è il taglio del Reddito di Cittadinanza , che sarà trasformato in Assegno di Inclusione .

Tale misura sarà meno generosa e più controllata: la famiglia con redditi fino ai 9.360 euro, ove siano presenti figli minori disabili ed over 60 percepiranno fino a 500 euro al mese . Gli aspiranti beneficiari dovranno iscriversi al Siisl (sistema informativo per inclusione sociale e lavorativa). Per i componenti familiari nella fascia di età tra il 18 e 59 anni è prevista un’indennità di 350 euro se frequentano i corsi di formazione, il servizio civile o i lavori socialmente utili; in caso di chiamata lavorativa non potranno rifiutarsi se l’ incarico è superiore a un mese ed in linea con i minimi contrattuali . Sono previsti inoltre incentivi per le le nuove assunzioni con sgravi contributivi per il datore di lavoro (esonero del 100% dei contributi per un anno nel limite di 8.000 euro annui).

Quali considerazioni trarre da questa giornata di Festa del Lavoro? Al di là di sentirsi offesi per la atteggiamento per il varo del decreto il 1° maggio, atteggiamento che ci sembra esagerato, non dimentichiamo che sono anni che in tale giornata c’è poco da festeggiare, sia con i governi di sinistra che con quelli tecnici ed ora con quelli di destra.

Diciamo che i dirigenti politici hanno le loro colpe ed i rappresentanti sindacali non sono sempre cristallini: essi spesso criticano i poteri forti solo a parole e alla fine finiscono per essere conniventi con gli stessi.

Ma il lavoratore italiano è esente da colpe ? Allora bisogna riconoscere che son tre anni che masse di cittadini italiani richiedono il reddito di cittadinanza (a parte i non legittimati, che son proprio disonesti), rifiutando nel contempo tanti lavori dignitosi, perché scomodi o con limitazioni del tempo libero, come il cameriere o la badante, per non parlare del muratore o del bracciante agricolo, mestieri divenuti negletti ai più.

Allora viene naturale una constatazione: la classe operaia si è imborghesita, nel senso deteriore del termine, poiché rifiuta i lavori più umili. Allo stesso modo la classe media reclama che i rinnovi contrattuali siano fermi da anni; senza considerare che i consumi anche voluttuari delle famiglie sono cresciuti a dismisura, essendo nello stesso tempo non più capaci di rinunciare al superfluo.

Quindi anziché inveire contro i migranti e contro i privilegi delle classi benestanti (sia beninteso le disuguaglianze vanno sempre vanno contrastate), non dimentichiamoci di tornare negli ambiti che ci consente la nostra capacità di spesa, altrimenti di questo passo saremo surclassati, in quanto a potere d’acquisto, da tutte le nazioni europee. Ma questo, temo, stia già avvenendo!